Mantova nel Settecento

Caduti i Gonzaga, la Mirandola fu assoggetta all’Impero, l’investitura del Monferrato fu concessa al Duca di Savoia e al Duca di Guastalla furono assegnati Bozzolo e Sabbioneta. Il periodo austriaco iniziava con un ridimensionamento politico di Mantova ratificato, nel giugno del 1710, dalla dieta di Ratisbona che riconobbe il Ducato di Mantova come eredità di Casa Asburgo. Nel frattempo si avviava la fortificazione della rocca di Pontemolino, il Porto Catena veniva munito di opere di muratura, i dodici mulini del Zeppetto venivano restaurati e tutte le immunità ed esenzioni, concesse ai signori mantovani furono ritirate. Non mancarono lavori di restauro nelle chiese, quella di San Barnaba, dove fu ricostruita la cupola, la Chiesa di Cavriana, il Duomo. Per ordine imperiale si rinnovò il fortilizio di Cittadella, il Palazzo Te fu riportato al primitivo splendore. La città però patì pure gli effetti dello straripamento del Po, il 26 gennaio del 1720, le piogge violente del 1732,  nonchè il fallimento del Sacro Monte di Pietà. Più drammatica fu la guerra del 1734 per la successione al Regno di Polonia con iI francesi che strinsero d’assedio Mantova riducendola nuovamente alla fame.

Sotto Maria Teresa furono aboliti il senato, la direzione generale delle finanze e la segreteria di stato, ma senza i risultati sperati, così furono introdotti il Supremo consiglio di giustizia, il Magistrato Camerale ed una congregazione civica di reggenza. Sotto Giuseppe II, invece, Milano diventò la residenza del regio consiglio governativo e a Mantova restaono solo i tribunali. Leopoldo, già Granduca di Toscana poi asceso al trono imperiale, concesse nuovi privilegi municipali, ma la Rivoluzione francese e la sua immediata proiezione in Italia, frenarono tutto.

L’esercito francese penetrò in Lombardia sotto la guida di Napoleone Bonaparte che avanzò sino a Mantova e comandò al generale Serrurier di cingerla d’assedio. La città era difesa da 20.000 combattenti comandati dal Conte d’Yrles. Gli austriaci del Wurmser sconfissero l’esercito repubblicano sulle alture di San Giorgio, ma il Bonaparte riucì in una rapida controffensiva che costrinse gli austriaci a rinchiudersi a Mantova. L’ennesimo assedio mise in ginocchio la cittadinanza. Lo scoppio della polveriera di Santa Marta causò la distruzione di vari caseggiati e la morte di 45 persone, poi l’inverno e la penuria di viveri accompagnarono gli eventi sino al 2 febbraio del 1797 quando, con un armsitizio, Mantova, vinta dalle cannonate, fu concessa ai francesi e i diecimila soldati di guarnigione furon fatti prigionieri.

I francesi accolsero con gioia questo successo perchè la città era a quel tempo una delle fortezze meglio munite d’Italia ed il suo possesso assicurava grande potere. I loro ingresso fu salutato dall’entusiasmo di una intellualità mantovana giacobina, una élite che lesse nell’arrivo dei francesi la fine di un oscurantismo secolare e l’inizio della libertà. L’eccitazione durò poco, i francesi erano occupanti arcigni che requisirono cibo e portarono via le tele di Paolo Veronese e la Madonna della Vittoria del Mantegna, poi iniziarono a batter cassa intascando 100.000 fiorini sottoforma di contribuzione di guerra e partono ad imporre tasse a tutto spiano alla nobiltà. Mantova entrò così a far parte della Repubblica Cisalpina, governata dal generale Serruier, mentre la carica di Commissario del potere esecutivo fu conferita al Somenzari. Le cose cambiarono nuovamente quando le sorti dei repubblicani si inveritorno e gli austro-russi li sconfissero. Il tenente maresciallo Kray, dopo le vittorie alla Trebbia, stabilito il quartier generale a Valleggio e portatosi sino ale mura di Mantova, la prese d’assedio.

Tutta la Lombardia era di botto tornata austriaca. La sola eccezione era Mantova. I francesi resistettero. In quei giorni i cittadini soffersero dure angherie, più pesanti balzelli ed espropri di beni privati, la circoscrizione obbligatoria e requisizioni indiscriminate che trasformarono in moneta sonante anche la statua d’argento di Sant’Anselmo e le medaglie dell’Accademia Virgiliana. La sera del 27 luglio del 1799, però, stremati da un bombardamento durato tre giorni, i francesi alzarono bandiera bianca. La capitolazione fu firmata a Castellucchio dal generale Faissac La Tour, i soldati uscirono da Mantova il 31 luglio. Non bastò questo perchè la città fosse pacificata, agli austriaci non sfuggirono infatti i mantovani filofrancesi che in 52 furono rinchiusi nelle carceri e tra loro Girolamo Coddè, Paolo Pozzo, Ferdinando Arrivabene.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia

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