Villa Borbone a Viareggio

Ancora ai primi del Novecento i Borbone di Parma avevano la loro residenza abituale nella campagna lucchese. Avevano preferito rinunciare ad ogni aspirazione politica pur di restare nella loro patria, alloggiando in una villa posta a metà strada tra Viareggio e Torre del Lago, sul viale dei Tigli: Villa Borbone.

La villa, pensata come casino di caccia, fu edificata a partire dal 1821, sotto Maria Luisa di Borbone, figlia di Carlo IV di Spagna e reggente del Regno d’Etruria per conto del figlio Ludovico, principe di Parma e Piacenza. Spodestato da Napoleone, che consegnò la Toscana alla sorella Elisa Bonaparte, Ludovico col Congresso di Vienna guadagnò il titolo di duca di Lucca con la promessa di poter riprendere Parma e Piacenza solo alla morte di Maria Luisa d’Austria, mentre Lucca sarebbe stata annessa al Granducato di Toscana. Ludovico però anticipò i tempi perchè i suoi eccessi lo colmarono di debiti, così dovette cedere Lucca alla Toscana per guadagnare dal Granduca una lauta pensione. Quando due mesi dopo Maria Luisa morì potè riprendersi Parma e incoronarsi col nome di Carlo II.

Intanto, l’architetto di corte Lorenzo Nottolini aveva creato un meraviglioso complesso di tre edifici separati, ciascuno di tre piani, con quello centrale destinato a residenza signorile e quelli laterali a stalle, magazzini e abitazioni di servizio.

Debole e isolato, Carlo II abdicò nel trambusto del Quarantotto e l’Austria affidò il trono a suo figlio Carlo III. In questi anni la villa si ampliò notevolmente con la costruzione di altri corpi di edifici la villa centrale fu collegata alle ali laterali e venne ristrutturato il giardino, per un’estensione totale di trentaseimila metri quadrati.

Carlo III però finì ucciso, pugnalato a morte per strada il 26 marzo 1854 da un attentatore rimasto sconosciuto. Gli successe allora suo figlio Roberto, di appena sei anni. Il bambino restò sotto la reggenza della madre Luisa Maria di Borbone – Francia e non governò mai perchè, nel 1859, qundo aveva soli undici anni, si ritrovò spodestato dagli eventi risorgimentali.

Roberto allora, rinunciando ad ogni velleità politica, si ritirò a vivere nelle terre della sua bisnonna, proprio in questa villa, sfruttando il suo considerevole patrimonio, mentre suo nonno, col nome di Conte di Villafranca, si dava ancora ad una vita di sfarzi e debiti.

In questa villa Roberto di Borbone Parma apportò qualche modifica, affidandosi all’architetto Giuseppe Pardini. Soprattutto fece rifare la Cappella di San Carlo Borromeo nel 1885 e la destinò a raccogliere tutte le spoglie dei suoi familiari. Questo progetto risaliva già al 1870, anno in cui aveva fatto trasportare dalla Chiesa di Santa Chiara di Lucca, le ceneri di varie principesse della sua famiglia morte in tenera età; aveva altresì fatto erigere una tomba maestosa per suo padre Carlo III e per suo nonno Carlo II. Ancor oggi in questa cappella sono sepolti gran parte dei Borbone di Parma.

Sul finire del secolo la villa visse la sua epoca d’oro. Arrivò ad ospitare una corte di trentasei persone, al seguito di Margherita, moglie di Carlo Maria di Borbone-Spagna, pretendente carlista al trono iberico, che qui risiedette stabilmente dal 1871.

La struttura conserva il suo corpo centrale all’estremità del quale, a sud e a nord, si attestano due corpi perpendicolari che danno origine ad una pianta a forma di H. Il corpo nord è costituito dalla succitata cappella mausoleo e dalle scuderie mentre nel corpo sud, caratterizzato da finestre tripartite con finiture in mattoni faccia vista di gusto mitteleuropeo, c’erano dei magazzini. La facciata principale è caratterizzata da finestre inquadrate da cornici, in marmo bianco di Carrara, così come lo stemma della famiglia Borbone posto sopra la portafinestra centrale del primo piano. Il tetto è coronato da una terrazza, cinta da una ringhiera in ghisa, da dove originariamente era possibile vedere il mare. Da notare sono le due grandi aperture, chiuse con infissi in legno e vetro, che si aprono su i due passaggi di collegamento con il giardino posteriore, pavimentati in pietra e caratterizzati da volte a botte dipinte a tempera originariamente utilizzati per transito delle carrozze.

Roberto cedette però la villa a suo cugino, l’arciduca Leopoldo Salvatore di Asburgo-Lorena, figlio dell’ultimo Granduca di Toscana, che ne fece una vera e propria industria di legnami sfruttando l’enorme pineta che la circondava, e quando morì, alla Villa delle Pianore nel 1907, la struttura era stata confiscata dalla Marina Militare. Fu usata dai militari sia durante la prima che la seconda guerra mondiale, ospitando un quartier generale sia tedesco che americano e subendo numerose spoliazioni e danni. Al termine del conflitto tornò ai legittimi eredi, che vi continuarono ad abitare per lungo tempo fino a quando la cedettero nel 1985 a Benvenuto Barsanti, il quale ne fece poi dono al Comune di Viareggio.

Il grande parco, che oggi fa parte della riserva del parco naturale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: F. Flego (a cura di), Il mausoleo dei Borbone Parma

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