Garcia de Toledo, l’eroe di Penon de Velez

Garcia de Toledo, secondogenito di Pedro de Toledo, marchese di Villafranca e viceré di Napoli, nacque a Villafranca del Bierzo, nella provincia di Leon, ma crebbe alle pendici del Vesuvio. L’inizio dei suoi servizi militari furono gli ordini di Andrea Doria e nelle galee di Napoli, una scuola eccellente che lo vide spesso contro i turchi. A ventun anni assunse il titolo di generale di quelle stesse galee su cui aveva combattuto da soldato. Stavolta però non lo attendeva un’opera di difesa delle coste di quel regno perchè l’imperatore Carlo V stava preparando una grande spedizione contro Tunisi.

Le galee napoletane e quelle sicilia comandate da Alvaro de Bazan, costituirono la prima linea d’attacco al forte della Goletta. La giornata si concluse con un trionfo, tuttavia una nuova spedizione contro il Barbarossa, ad Algeri, si rivelò disastrosa. Abbandonato l’assedio, le navi di Garcia de Toledo si diressero verso le isole greche bruciando e saccheggiando alcuni presidi musulmani, ma ottenne un successo inaspettato quando si imbattè nelle cinque navi imperiali catturate dal Barbarossa che erano dirette ad Istanbul come bottino della vittoria. Garcia le sottrasse ai turchi e recuperò il loro equipaggio costituito da circa 5000 prigionieri cristiani. Rientrò così a Messina, festeggiato dalla popolazione.

Un diverso teatro di operazioni militari per lui fu la Guerra di Siena. Le truppe napoletane vi presero parte nella prima fase con 8000 fanti. Garcia conquistò la cittadella di Siena in un’operazione che gli è valso il titolo di generale ed una lettera di encomi firmata dall’imperatore.

Nel 1554 fu nuovamente accanto al principe Doria per contrastare la minaccia turca al Regno di Napoli e l’anno dopo si affiancò a suo cugino Fernando Alvarez de Toledo, il grande duca d’Alba, nella guerra contro Papa Paolo IV. L’Alba gli diede assoluta fiducia come suo luogotenente a protezione dei confini del regno. Ancora sfidò gli ottomani, respingendo un assalto di Solimano nel 1558. Grazie a ciò fu nominato vicere di Catalogna, carica che detenne sino al 1564. Successivamente venne nominato colonnello generale della fanteria imperiale spagnola e fu incaricato di conquistare la Fortezza di Penon de Velez de la Gomera.
Garcia de Toledo, con le galee della Catalogna passò in Italia, incorporò quelle di Genova e a Savona imbarcò 3.500 tedeschi. Prese altri contingenti a Firenze e Napoli. Fu così formata un’armata di novantatre navi e sessanta galee e fruste. Il loro numero era sbalorditivo ed i mori, spaventati, abbandonarono il castello di Alcalá. Le galee ancorarono in quelle acque e sbarcarono truppe, artiglieria, cavalli e provviste. Garcia de Toledo, con la sua grande esperienza, organizzò la formazione di trincee a guardia del campo, fece presidiare il castello e, solo dopo alcune perlustrazioni dell’area, si avviò verso la città avanzando con due corpi. Presero la città di Los Vélez, sguarnita di difese, nonostante dalla fortezza di Penon de Velez tuonassero i cannoni. Qui piazzò poi le sue artiglierie e fece nuovi lavori di trinceramento. Mandò loro un emissario ai turchi offrendo loro condizioni onorevoli, ma rifiutate, aprì il fuoco da terra e da mare. Il primo giorno, due torri del castello furono distrutte e diversi cannoni andarono persi. All’alba del secondo, i mori abbandonarono il loro comandante e fuggirono. Garcia prese possesso della fortezza il 6 settembre 1564.

Fatte riparare le fortificazioni, lasciò un presidio di cinquecento uomini e imbarcò di nuovo le truppe, rientrando a Malaga. “Signore, – scrisse a Filippo II – Dio mi ha aiutato a conquistare il posto più forte del mondo; Chiedo a Vostra Eccellenza di dare l’elemosina alla casa di Monserrat, a quella degli angeli, al monastero di monache di Girona, a quello di Perpifian, alla casa di Guadalupe, al collegio di Nola e a quello di Napoli”. Questo fu tutto ciò che chiese. Il re invece lo nominò viceré di Sicilia, carica che detenne sino al 1566 ove venne sostituito dal principe Francesco Ferdinando d’Avalos. Da viceré prestò soccorso a Malta, salpando con una flotta il 25 agosto 1565 da Siracusa con ventotto galee, undicimila uomini, per lo più veterani spagnoli, duecento cavalieri dell’Ordine di San Giovanni e molti mercenari. Tuttavia non si impegnò in combattimento contro le galee nemiche, su precisa richiesta del re. Lo fece invece suo figlio Fradique Álvarez de Toledo che morì negli scontri.

Nel 1567 Garcia Alvarez de Toledo si ritirò dal servizio attivo militare. Divenne consigliere del re che lo volle Principe di Montalbano e Duca di Ferrandina. Morì a Napoli il 31 maggio 1577 all’età di sessantaquattro anni, e venne sepolto nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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