L’assedio di Peschiera del Garda

Il 21 dicembre del 1800 il generale di brigata Cassagne strappò agli austriaci diverse posizioni sul lato occidentale di Peschiera del Garda. Il 24 vi subentrarono gli uomini della Legione Polacca. Tutto si andava disponendo per apprestare l’assedio della fortezza… L’avvincente ricostruzione degli eventi è parte di una corposa opera dal titolo “Gli assedi italiani di Napoleone”, due tomi a cura di Livio Simone e Massimo Zanca, editi dall’Associazione Napoleonica d’Italia.

I fatti di Peschiera si diramano a partire dal giorno di Natale, quando il generale Guillame Brune, al comando dell’Armée d’Italie, fece allestire un ponte di barche a Monzambano e passò il Mincio, coperto da un’azione diversiva condotta dalla Divisione Dupont presso Pozzolo. Le operazioni furono completate il giorno seguente, mentre Dupont, ignaro del prolungarsi dell’attraversamento del Mincio, spazzava via le postazioni austriache e prendeva Pozzolo, sostenuto dalla Divisione Gazan del corpo d’armata di Louis Gabriel Suchet.

Sul far della sera del 26 dicembre, i francesi erano padroni della riva sinistra del Mincio e gli austriaci si erano ritirati sulla linea dell’Adige, isolando la fortezza di Peschiera del Garda. Lì, il generale Franz Rohoznick metteva all’erta una guarnigione di circa duemila uomini, forte del supporto della flotta dell’ufficiale di marina Blumenstein nelle acque del Garda.

Il 28 la fortezza era accerchiata. Le forze napoleoniche s’erano dispiegate su ogni fronte, avevano chiuso le strade per Brescia e Verona e le truppe di Jan Henryk Dabrowsky avevano attaccato il nemico sul fronte occidentale, davanti alla città fortificata, costringendolo a ripiegare su tre cascine. Ventiquattro ore dopo, sei navi austriache cannoneggiarono le posizioni polacche tra Sirmione e Peschiera e con la notte il nemico tentò pure una sortita caparbiamente respinta, anzi i polacchi riuscirono pure a sottrarre una cascina agli asburgici.

Il 20 Dabrowsky trasferì sul lato orientale due compagne della Legione polacca e una batteria d’artiglieria leggera per bilanciare l’imminente partenza di alcune truppe al seguito di Suchet alla volta di Verona.

Brune incaricò il generale Chasseloup, comandante del genio dell’Armée d’Italie, di guidare le operazioni d’assedio. Dabrowsy era il suo vice e il capo squadrone Etienne Felix de Cuvillers Henin ricoprì il ruolo di capo di Stato Maggiore. Il quartier generale fu posto a Cavalcaselle. Le manovre principiarono la notte di capodanno e non col piede giusto. La 1° mezza brigata provvisoria leggera, infatti, dalla riva destra del Mincio doveva prendere posizione sulla sinistra e occupare le posizioni che eran state della 99° demi-brigata, chiamata a muoversi con Suchet. Ritardò però le operazioni e Petit, comandante della 99°, non volle attenderla. Fortunatamente per i francesi, gli austriaci non s’avvidero di quell’opportunità.

C’erano più di quattromila uomini. La 1° mezza brigata avrebbe occupato l’area a cavallo tra Peschiera Cavalcaselle, il III battaglione polacco avrebbe preso posizione al Mulino del Mincio e in località Valparadiso, il 21° cacciatori a cavallo si assestò presso Paradiso, mentre Chassloup si spostò a Montepiano.

Gli austriaci ricevettero rinforzi e dal 3 gennaio tentarono ripetutamente di spezzare l’assedio. Nel frattempo le ricognizioni del territorio permisero a Chasseloup di pianificare un “Grande Attacco” coperto da un “Piccolo attacco” diversivo. Furono tracciate trincee di avvicinamento, si attese l’arrivo delle artiglierie, ancora a Cassano d’Adda, e una mossa utilissima fu quella di piazzare due pezzi da 3 libre sul lago in modo da colpire il porto e impedire entrata e uscita dei legni nemici. Così si poneva fine ad una minaccia cui neppure i pochi legni dell’ufficiale Sibille, dal porto di Salò, erano riusciti ad ostacolare.

Fu presa cascina Campostrini e quando il 12 arrivò finalmente l’artiglieria d’assedio a Paradiso, si passò ai lavori della trincea per il “Piccolo Attacco”, a circa 550 metri dalla piazza.

I fatti sono analizzati con dettaglio nel saggio di Carlo Scattolini che affianca e arricchisce il secondo volume de “Gli assedi italiani di Napoleone”. I lavori avviati avevano il solo scopo di far credere agli austriaci che da quel lato sarebbe partito l’attacco. Tutto andò secondo i piani e, all’alba del 17, il nemico notò con sorpresa una trincea completa sulla sponda sinistra. Aprì il fuoco e tentò una sortita, ma fu tutto inutile. Il 18 gennaio i cannoni di La Combe S. Michel, comandante in capo delle artiglierie, erano pronti a vomitare i loro proietti.

Fu allora che giunse notizia dell’armistizio di Treviso, che all’articolo VII prevedeva la consegna di diverse piazzeforti, compresa Peschiera. Pochi giorni dopo, la fortezza fu evacuata. Gli austriaci l’abbandonarono con tutti gli onori e nel forte si insediò il comandante di brigata Semelee.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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