Milano cristiana

L’Editto di Milano fece della città una delle culle della cristianità. Patì sangue, persecuzioni, ma Milano serbò sempre la sua fede e assurse ad un ruolo centrale nella storia religiosa.

Si vuole che la prima comunità milanese sia stata fondata dall’apostolo Barnaba e già sul finire del I secolo la città era sede vescovile. Fra i primi martiri della cristianità compare così il milanese San Vitale, che subì il martirio a Ravenna, affiancato da sua moglie Santa Valeria, ammazzata a Milano dai pagani che volevano coinvolgerla in un rito orgiastico. Anche i loro figli, Gervasio e Protasio, subirono il martirio e milanesi furono pure San Vittore, ucciso a Marsiglia, San Nabore e San Felice, uccisi a Lodi, San Sebastiano, ucciso a Roma, ed il Vescovo Calimero, fatto morire gettato in un pozzo.

Sangue però scorse anche nella lotta contro l’arianesimo. A quanto pare, gli ariani furono molti a Milano. L’Imperatore Costanzo li foraggiò sebbene il vescovo, San Dioniso, continuasse ad opporsi a quell’eresia. Il religioso fu deposto e spedito in esilio e il suo posto fu occupato dall’ariano Aussenzio che portò Milano ad essere il centro del cristianesimo di Ario. Fu alla sua morte che le cose cambiarono…

I vescovi, all’epoca, dovevano essere eletti dal popolo riunito nella Basilica Maggiore. In questo luogo si scatenarono aspre discussioni e frequenti diatribe che si trasformarono in scontri violenti nelle strade cittadine. Ciò preoccupò il magistrato imperiale che, preoccupato per l’ordine pubblico, in uno dei turbolenti giorni del concilio, si affacciò alla porta della Basilica Maggiore per invitare tutti alla calma. Dopo attimi di silenzio, la folla invocava il suo nome per la sede vescovile: Ambrogio! Ambrogio!

E pensare che quel magistrato imperiale non era neppure battezzato!

Ambrogio aveva poco più di trent’anni, ma era da tutti ritenuto saggio, stimato per la sua cultura, apprezzato per la sua modestia e per il suo coraggio, amato per il senso di giustizia con cui aveva espletato le sue funzioni burocratiche. In pochi giorni, con l’approvazione dell’Imperatore Valentino, ricevette battesimo, ordinazione e consacrazione. Ambrogio fu così vescovo di Milano.

Visse negli anni in cui Teodosio elevò in Oriente il cristianesimo a religione ufficiale e Graziano, in Occidente, decreto misure restrittive per i culti pagani, tuttavia ciò dette inizio non ad un periodo di pace, ma ad una grande instabilità perché i pagani non erano pronti ad accettare leggi del genere. Il Senato di Roma presentò una petizione, scritta da Simmaco, prefetto di Roma, affinché fosse restituito al Senato almeno l’altare della Dea Vittoria e si chiese che alle Vestali fossero ridati i beni e le rendite di cui erano invece state private. Toccò ad Ambrogio rispondere che la Vittoria non aveva arriso sempre a Roma, che una religione che si esprime nella lettura delle viscere degli animali non sa dove sia il Vero, che le vergini votate a Cristo lo facevano prive di sussidio statale… La petizione fu bocciata dall’Imperatore ed il paganesimo subì il duro colpo.

Restava invece vivo l’arianesimo. Nel tentativo di garantire stabilità al debole Valentiniano II, dopo la tragica fine di Graziano, di cui proprio Ambrogio era stato precettore e consigliere, l’imperatrice madre Giustina volle provare a riconciliarsi con l’usurpatore Massimo che era divenuto padrone delle Gallie. A tal fine, tramite suo figlio, invitò Ambrogio a cedere la Basilica Porzia di Milano agli ariani che condividevano la fede di Massimo. Ambrogio rifiutò ed il popolo fu dalla sua parte. L’Imperatore allora desistette, ma poco dopo ordinò la cessione agli ariani della Basilica Nova, altro luogo di culto milanese. Ambrogio ancora negò quella assegnazione e l’Imperatore non tardò a vendicarsi facendo sigillare le porte della chiesa mentre il Vescovo era all’interno ad officiare la messa. Anche questa volta il popolo difese Ambrogio liberandolo e la basilica alla fine restò cattolica, tuttavia lo scontro con l’Imperatore portò, l’anno dopo, alla destituzione di Ambrogio dalla carica di vescovo che fu assegnata all’ariano Aussenzio II. Quando questi provò ad insediarsi nella Basilica Porzia la trovò gremita di cristiani stretti attorno ad Ambrogio. La chiesa fu posta sotto assedio dalle milizie imperiali per giorni e giorni poi, ancora una volta, l’Imperatore dovette accettare il volere popolare e rinunciare ai suoi propositi.

Le vicende politiche si evolsero con la fuga di Valentiniano II che si mise sotto la protezione di Teodosio, Imperatore Romano d’Oriente, e questi s’armò e sconfisse Magno Massimo. Il 15 maggio 392 Valentiniano II morì a Vienne, in Gallia, in circostanze misteriose: il suo corpo venne trovato impiccato ad un albero. Teodosio rimase signore di tutto l’Impero. Tra lui ed Ambrogio i rapporti furono inizialmente tesissimi. L’Imperatore, già travolto dai sospetti per la morte di Valentiniano II, massacrò la popolazione ribelle di Tessalonica, Ambrogio lo rimproverò duramente e solo quando ammise le sue colpe e fu riammesso ai sacramenti. Tra i due nacque una solida collaborazione. Teodosio interdì l’accesso ai templi pagani, inasprì le pene amministrative per i cristiani che si fossero riconvertiti al paganesimo e equiparò l’immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle viscere al delitto di lesa maestà, punibile con la condanna a morte. Quando l’usurpatore Flavio Eugenio varcò le Alpi, Milano, fedele ad Ambrogio, restò pure fedele a Teodosio.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Bosisio, Storia di Milano; AA.VV., Storia di Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri; C. de’ Rosmini, Istoria di Milano

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