L’Eridano, il battello dei ribelli

Nel 1821 s’inaugurò la navigazione del Po con l’Eridano, un piroscafo a ruote munito di un propulsore a vapore costruito in Inghilterra.

L’Eridano doveva fare servizio tra Venezia e le città lungo le rive del Po e dei suoi affluenti, ma i suoi finanziatori avevano degli intenti che andavano ben oltre la sperimentazione delle nuove frontiere tecnologiche.

L’Eridano doveva diffondere tra le popolazioni del Lombardo-Veneto i principi liberali professati dai suoi ideatori, veri protagonisti del Risorgimento come il conte Porro Lambertenghi, il conte Federico Confalonieri e Silvio Pellico.

Giovanni Sforza in Silvio Pellico a Venezia ci lascia le testimonianze di questi protagonisti in uno viaggio del settembre del 1820, fatto in compagnia di esponenti della massoneria inglese. Vi leggiamo: “L’ordinario viaggio dell’Eridano era: partendo da Pavia, doveva esso scendere il Ticino, entrare in Po, andare a Venezia, e viceversa. Giunto però alla foce del Mincio, doveva risalire questo fiume, tre miglia circa, fino a Governolo, e deporre quivi le mercanzie dirette a Mantova, ove il battello, a cagione di certi sostegni, non poteva arrivare. Il primo viaggio ebbe luogo sul principio di settembre. Così lo descrisse il Confalonieri in una lettera al Capponi: «Fui col tuo amico ministeriale Karrighan, coll’inglese Williams, noto pel suo amoroso soggiorno in Siena, con Porro, con Monti e con molti altri amici e passeggeri in quel battello a vapore, a Venezia. La nostra navigazione da Pavia a Venezia, spazio di trecentosessanta miglia geografiche, fu di solo trentasette ore. La rapidità del viaggio, l’ottima compagnia, lo spettacolo delle popolazioni che in massa accorrevano sulle rive a veder mirabile monstrum, la bellezza della stagione, e la non deficienza di quelle comodità sibaritiche che non sono indifferenti agli epicurei, ci resero questo viaggio estremamente piacevole ed interessante».

Il conte Giovanni Arrivabene, che dalla sua villa della Zaita, presso Mantova, si era recato a Governolo, per veder passare l’Eridano, scrisse: «Ambe le rive del fiume erano gremite di popolo. Dopo molte ore di ansioso aspettare si vede di lontano una colonna di fumo, poscia il battello; è silenzio universale; ma allorché giunto esso dalla parte del villaggio, la rasenta e girando maestosamente sopra sé stesso va a fermarsi all’opposta riva, tutti gli astanti fanno ancheggiare ambe le sponde di un immenso applauso».

Gli «altri molti amici» che il Confalonieri non nomina, erano Passerini di Lodi e i due figli del Porro Lambertenghi, Giacomo e Giulio, con Silvio Pellico, loro precettore…

Il 9 settembre il Pellico da Venezia scrive al fratello: «Il nostro viaggio sull’Eridano è stato felicissimo. Ci siamo imbarcati a Pavia il giorno 3, e siamo qui giunti ieri: abbiamo messo quasi il doppio del tempo che si metterebbe, se ad ogni passo non vi fosse da fermarsi per le dogane parmigiane, modenesi, papali; inconveniente che danneggia assai la speculazione togliendo ogni possibilità di gran commercio. Che magnifica città è questa Venezia! Oltre il rispetto che ella ispira per la ricordanza della potenza e della energia che ha avuto, lo spettacolo di un sublime edifizio rovesciato è sempre doloroso».

Aveva molte cose da fargli sapere di natura segretissima e pericolose a dirsi servendosi della posta; e incerto se avesse o no ricevuto la cartolina a jour, uno dei mezzi anzichenò primitivi di corrispondenza clandestina, adoperati dai Carbonari, bisognò che alla meglio artificiosamente gliele mettesse in carta. «Nel giorno in cui partì da Milano» – era il 2 nel pomeriggio – «mi disse che alla Madonna d’Oropa erano state arrestate persone di distinzione. È egli vero? Possibile che il povero nostro Piemonte abbia anche a temere di quella canaglia di Carbonari? Qui in tutto il Regno vi è un editto contro di essi, dichiarando che essi hanno per mira di distruggere gli attuali governi, che per conseguenza sono rei di morte. Dio ci scampi da nuove turbolenze politiche! Abbastanza l’Italia ha già sofferto nelle guerre passate».

L’Eridano doveva muoversi sotto le apparenze di viaggi commerciali, ma servire ai liberali italiani per stabilire nuovi contatti e preparare moti rivoluzionari.

Il battello godé di un privilegio di navigazione concesso dall’Imperatore Francesco I il 5 giugno del 1820 dalla durata di quindici anni (A. Colombo, I lunghi affanni ed il perduto regno). In quegli stessi giorni però un editto austriaco comminava la pena di morte agli affiliati della carboneria.

Quando Pellico e Confalonieri coi loro compagni si ritrovarono tutti imprigionati, l’Eridano cessò il suo servizio. Vienna volle che quel bizzarro strumento di propaganda fosse totalmente disfatto.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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