Il nepotismo di Papa Pio II

Pio II fu un papa mecenate, umanista, grande amante dell’arte e della cultura. Discepolo di Poggio Bracciolini e Filelfo, scrisse commedie e poemi come il Cynthia e l’Historia de Duobus Amantibus e questo suo amore per le humanae litterae si rinnovò negli anni del pontificato. Continuò infatti trattati, riprese quelli lasciati incompiuti, ne scrisse di nuovi. La sua opera più importante sono i Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt la cui stesura lo impegnò negli anni 1462-1463. Scritti in terza persona come i Commentarii cesariani, sono divisi in 12 libri e hanno come scopo principale quello di celebrare la figura del pontefice, dipingendolo come uomo retto e prodigo nei confronti dei bisogni della cristianità. In effetti il pontefice fu da più testimonianze descritto come uomo austero, frugale, amante della semplicità e della solitudine, capace di irritarsi per le dissolutezze dei chierici della sua corte… E fu anche un papa guerriero! Con la bolla Vocavit nos chiamò i principi della cristianità ad una nuova crociata in Oriente, contro i turchi che avevano messo le mani su Costantinopoli. La sua richiesta non ricevette grande interesse e ne fu indispettito. Addirittura pensò di guidare la crociata di persona. Il 19 giugno del 1464 si recò ad Ancona per prendere la testa di cinquemila volontari ed imbarcarsi su navi veneziane. Queste però tardarono ad arrivare ed i volontari si dispersero. Quando il 12 agosto dodici galee venete si presentarono nel porto di Ancona, il pontefice era sopraffatto dalla peste. Spirò due giorni dopo.

Pio II però anche un papa nepotista, artefice delle fortune della sua famiglia.

Tutti i Piccolomini trassero ampi benefici dal pontificato di Pio II, anzitutto furono reintegrati dei diritti politici a Siena grazie all’ammissione al Monte del Popolo. L’intera famiglia infatti era caduta in condizioni di strettezze economiche a causa dell’esilio.

Il pontefice autorizzò sua sorella Laudamia, sposa di Nanni Todeschini, a conservare il suo cognome per sé e per i figli che non mancarono di far carriera: Francesco fu nominato arcivescovo di Siena, trampolino di lancio per il futuro Pio III, ad Andrea e Giacomo spettarono feudi e signorie, Antonio divenne governatore di Castel Sant’Angelo e poi Capitano degli eserciti pontifici.

Per loro tre il papa pensò anche ad importanti matrimoni. Antonio, fatto duca d’Amalfi, sposò una figlia di Ferdinando d’Aragona, Maria, fu nominato anche Gran Giustiziere del Regno di Napoli e la famiglia fu aggregata al patriziato napoletano nel Seggio di Nilo. Giacomo, fatto duca di Montemarciano, invece sposò Cristofora Colonna figlia di Giacomo Ranolfo Colonna, signore di Ardea, Frascati e Fusignano, e di Luigia Orsini dei Conti di Pitigliano. Andrea, fatto Marchese del Giglio e di Castiglion della Pescaia da Ferrante d’Aragona e Cavaliere dell’Ordine di San Giacomo da Ferdinando il Cattolico, prese in moglie Agnese Farnese, figlia di Gabriele Francesco di Ranuccio e di Isabella Orsini.

Nanni stesso fu nominato governatore dell’Umbria.

Per Costanza, l’altra sua sorella, Pio II fece addirittura erigere un apposito palazzo. I figli di sua zia Bartolomea, sorellastra del padre, ebbero tutti grandi ricompense: Gregorio de Lolli, fu “inter primos gubernatores” e segretario personale del papa, affiancato da suo fratello Lollio de Lolli, cavaliere gerosolimitano. Pure l’altro cugino, Alessandro Mirabelli, venne fatto maggiordomo e inoltre arcivescovo di Amalfi.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: J. Heers, La vita quotidiana nella Roma pontificia ai tempi dei Borgia e dei Medici; A. L. Muratori, Annali d’Italia

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