Isabella d’Este

Formatasi nella raffinata Ferrara, Isabella d’Este è un vero e proprio simbolo del Rinascimento. Fu una donna brillante, amante delle lettere e dell’arte, esperta in astronomia e musica, conoscitrice della danza e del liuto. Ammirata da Ariosto, che le donò la prima copia de L’Orlando Furioso, fu pure celebrata dal Tasso che raccontò come la natura le avesse regalato “quanto in donna è più gradito, valor, senno, bellezza oltre misura, fortuna”.

Isabella d’Este sposò Francesco II Gonzaga per procura. Entrò a Mantova il 15 febbraio del 1490 raggiungendo la città a bordo di un sontuoso bucintoro che attraversò le acque del Mincio scortato da altre piccole colorate imbarcazioni. Lo sfarzo della cerimonia si protrasse per giorni. Mantova ospitò diciassettemila forestieri e visse tornei, cacce e giostre.

Benché sia un matrimonio voluto dalla ragion di stato non sarà privo di amore, passione e gelosia. I rapporti col marito sembrarono ottimi sul nascera, ma da subito sul matrimonio pesarono alcune ombre. Prima la necessita di un erede maschio. Nel 1492 nacque Eleonora, la futura Duchessa di Urbino, nel 1496 nacque Margherita, poi prematuramente morta, finalmente il 17 maggio del 1500 venne alla luce il tanto atteso maschio, Federico, cui pure seguiranno Ercole e Ferrante.

Altra ombra è gettata dai tradimenti del marito, in particolare da quello forse consumato con Lucrezia Borgia. La figlia del papa sposò il fratello di Isabella, Alfonso d’Este, e quando la coppia mantovana andò in visita a Ferrara, tra Francesco e Lucrezia sbocciò una relazione adulterina su cui troppo si favoleggiò, ma dei cui sospetti Isabella d’Este soffrì molto.

Abile negli intrighi ed estremamente razionale, Isabella esercitò spesso la reggenza dello Stato di Mantova, lo fece nel 1495 mentre il marito combatteva i francesi a Fornovo, lo fece pure nel 1509 quando Francesco venne fatto prigioniero dai veneziani. Isabella allora profuse tutte le sue energie per controllare Mantova e mantenere integri i domini gonzagheschi. Si impegnò pure diplomaticamente affinchè il marito fosse liberato, si appellò al Pontefice, alla Francia, agli Ottomani… I rapporti col marito si raffreddarono definitivamente proprio nel corso delle trattative che portarono alla sua scarcerazione in cambio dell’allontanamento da Mantova dell’amatissimo figlio primogenito Federico, finito in ostaggio a Parigi.

La donna si reinventò allora spia al servizio di Ferrara. Visitò Milano, apparentemente per partecipare al carnevale ambrosiano, invece era lì ad intessere la sua trama per carpire ogni informazione sulle mosse di Papa Giulio II e riferirle al fratello, il cardinale Ippolito d’Este.

E’ lei a far crescere Mantova, a renderla una delle capitali culturali del Rinascimento. Porta a corte i principali artisti e letterati della sua epoca, li protegge, li finanzia, li incoraggia. Mantova si gloria di Baldassarre Castiglione, Mario Equicola, Battista Spagnoli, Teofilo Folengo, Battista Fiera, Pietro Pomponazzi, Paride Ceresara, Paolo Giovio, Ludovico Ariosto. Anche nel campo del gusto e della moda Isabella d’Este è maestra ed esempio per le dame d’Italia. Isabella iniziò inoltre una collezione d’arte che portò a Mantova non solo opere del Perugino, di Tiziano, di Rubens, ma anche monete, orologi, statue dell’età classica.

Alla morte del marito, avvenuta nel 1519, la sottigliezza politica le consentì di otennere il titolo di cardinale per il secondogenito Ercole e di accrescere la potenza del marchesato, innalzato al ruolo più prestigioso e autorevole di ducato. Aveva quarantacinque anni, non era più giovanissima, nè avvenente come un tempo, eppure si ingegnò ancora a studiare agricoltura ed industria per meglio consigliare suo figlio Federico nel periodo della minore età. Lasciò poi Federico libero della sua presenza ingombrante raggiungedo Roma. Nel 1527, infatti, fu testimone del Sacco di Roma e la sua dimora, Palazzo Colonna fu l’unico edificio in tutta la città a non essere saccheggiato dai Lanzichenecchi, grazie alla protezione offerta da suo figlio Ferrante, capo di una milizia dell’esercito imperiale.

Tornata a Mantova, aprì una scuola per ragazze e trasformò i suoi appartamenti ducali in un museo. Intorno ai sessanta anni, tornò alla vita politica e governò Solarolo, in Romagna, fino alla sua morte, avvenuta il 13 febbraio 1539.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: D. Ferrari, Isabella d’Este. Breve profilo di una protagonista sulla scena del Rinascimento

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