Elisabetta di Sassonia, duchessa di Genova

Elisabetta di Sassonia fu moglie di Ferdinando di Savoia e duchessa di Genova. Si tenne sempre distante da intrighi politici, preferendo gli affetti domestici e la vita di campagna, lontana dalle rigidità di corte.

Ferdinando di Savoia, duca di Genova, era nato il 15 novembre del 1822 a Firenze, da Carlo Alberto e Maria Teresa d’Austria-Lorena. A ventiquattro anni s’era invaghito di Maria Luigia, la figlia di Federico Carlo di Prussia che, nel 1846, aveva soggiornato sulla Riviera. Carlo Alberto nonaì aveva accettato la cosa, la principessa era protestante e alcun fidanzamento si sarebbe potuto proclamare, così pensò di mettere agli arresti il figlio che era scappato da Genova a Savona, al Santuario della Madronna della Misericordia, per avere la grazie di poter sposare l’amata. Si propose quell’anno di dar in moglie a Ferdinando la granduchessa Olga, figlia dell’imperatrice di Russia, ma ancora Carlo Alberto ricusò perchè lei non era cattolica. Si ritenne allora che Maria Beatrice, la figlia di Francesco IV, duca di Modena, potesse andar bene al re, ma non fu così. Carlo Alberto invece propose al figlio di chiedere la mano di Maria Elisabetta di Sassonia, figlia del duca Giovanni Nepomuceno, fratello di re Federico Augusto.

Il sovrano apprezzava le noti doti di educazione e cultura della principessa sassone e, quel che più contava, era che fosse cattolica. Le trattative fra le due famiglie furono subito avviate, tuttavia i fatti politici di quell’anno frenarono tutto. La Lombardia era insorta contro l’austriaco, Milano aveva cacciato lo straniero, i Savoia erano chiamati a guidare l’indipendenza d’Italia.

Ferdinando di Savoia si immerse in quelle vicende e con un fitto epistolario aggiornò su ogni cosa la sua fidanzata. Si guadagnò la fama di valoroso soldato segnalandosi sotto Peschiera e a Custoza e quando i siciliani si ribellarono ai Borbone guardarono a lui come loro nuovo re. Se egli avesse accettato – lo capiva bene – avrebbe dovuto lasciare da solo il padre in guerra e, come se non bastasse, probabilmente anche con Napoli sarebbero scoppiato un conflitto, proprio in quel momento così difficile. Il principe allora fece un passo indietro e rifiutò la corona. La fidanzata gli scrisse: “Vi ringrazio di tutto cuore che abbiate rifiutata la corona di Sicilia. Io ne pregava Dio ogni giorno. Vi concesso che io me lo riprometteva, pensando che non avreste giammai voluto porti in luogo di colui a cui apparteneva di diritto. Oh come i nobili sentimenti che mi esprimete mi hanno resa altera e felice!”.

Intanto Ferdinando continuò a combattere a ben figurare alla Bicocca, presso Novara. Quando subentrò la sconfitta e l’abdicazione del padre ne restò afflitto ed ancor più quando Carlo Alberto spirò a Oporto. Il lutto e le difficili trattative di pace con gli austriaci fecero ritardare ancora le nozze. Bisognava muoversi…

Il 6 febbraio del 1850 la principessa gli scriveva da Dresda: “Fra due mesi ancora avrò finalmente il piacere di vedervi e parlarvi”. Il 12 aprile, infatti, il Duca di Genova, sotto il falso nome di Conte di Bairo, partì per Dresda dove il matrimonio si celebrò il 30 aprile. La città fu in festa sino al 2 maggio poi gli sposi partirono per un viaggio a Berlino, accolti da re Guglielmo, e si diressero ad Hannover, a Magonza, in Svizzera e di ritorno entrarono nella Savoia ed a Torino.

La sposa piacque alla corte, era bella, aveva modi fini ed era generosa. La coppia si stabilì nel Palazzo Chiablese e il 20 novembre del 1851 nacque la principessa destinata a divenire la prima regina d’Italia, Margherita. Il sei febbraio del 1854 nacque il duca Tommaso.

Proprio quell’anno però si mostrarono i primi segni della malattia che avrebbe portato via Ferdinando. Il re voleva cedergli il comando del corpo di spedizione sardo in Crimea ma i medici diagnosticarono per lui una infezione polmonare. L’anno dopo morì sua madre, Maria Teresa, venti giorni dopo, a soli trentadue anni, spirò anche lui. Era il 10 febbraio del 1855. La duchessa Elisabetta allora conobbe un difficile periodo in cui fu accostata come possibile moglie per Vittorio Emanuele II, rimasto vedovo della regina Maria Adelaide venti giorni prima della morte del fratello Ferdinando, poi venne chiesta in moglie dal principe Girolamo Bonaparte, ma lei volse i suoi affetti al marchese Nicolò di Rapallo, capitano di Stato Maggiore, poi maggiore d’artiglieria e decorato di medaglia d’argento al valor militare.

Fu uno scandalo per la corte quando si seppe che Elisabetta, dopo un viaggio a Dresda, si era ritirata sul Lago Maggiore, a Stresa nella villa dei Conti Bolongaro, e vi aveva contratto matrimonio religioso col marchese. La principessa aveva ubbidito al suo sincero ed umano sentimento, Vittorio Emanuele però fu durissimo: invitò Nicolò di Rapallo a dimettersi dal grado di maggiore e ad partire per la Bessarabia per studiare un tracciato ferroviario, evocò pure per sé la tutela dei figli di Elisabetta. La tempesta scemò solo quando intervenne Giovanni, suo padre, divenuto, dal 1854, re di Sassonia per la morte del fratello Federico Augusto, e la duchessa potè tornare a Torino solo su intercessione della zarina Alessandra.

Quando la sera del 24 maggio del 1857 apparve nel palco reale, un fremito colse il pubblico. La duchessa si incinò al re, poi alla zarina e sedette al suo fianco. Tutto era passato. Riammessa nel suo rango, Elisabetta preferì tuttavia tornare a Stresa con suo marito che, il 6 agosto del 1861, fu pure eletto deputato alla Camera.

Nel 1910 la donna subì un attacco di apoplessia, che causò un rapido peggioramento della sua salute. Morì il 14 agosto 1912.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Comandini, Elisabetta di Sassonia duchessa di Genova

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