Ferrante Gonzaga, il soldato di Carlo V

Ferrante Gonzaga fu tra i personaggi più illustri del suo tempo. Nato nel 1506 da Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga, come quinto di sei figli e ultimo dei maschi, fu indirizzato alla carriera militare, strada che accettò di buon grado e che ben si confaceva al suo temperamento.

Fu inviato a Madrid, nel 1523, appena sedicenne, alla corte di Carlo V dove si trovava il fidato Baldassarre Castiglione. Qui divenne uomo di fiducia dell’Imperatore Carlo V che gli affidò in molte campagne militari il comando generale del suo esercito, ricompensandolo poi con cariche di grande importanza.

A ventun anni seguì il capitano imperiale in Italia, Carlo Montpensier, Duca di Borbone, suo cugino perché figlio di Chiara Gonzaga, sorella di Francesco II. Era il 1527 e l’imminente Sacco di Roma sarebbe stato il suo trampolino di lancio e avrebbe segnato le fortune anche della sua famiglia. Gli spagnoli infatti si apprestavano ad invadere lo Stato Pontificio in un susseguirsi di eventi che avrebbe condotto alle terribili razzie della Città eterna. In quelle giornate il Duca di Borbone morì e ciò fece di Ferrante Gonzaga il suo successore. In più, coi lanzichenecchi ormai già a scorrazzare in città, Clemente VII volle nominare cinque nuovi cardinali per procurarsi così più denaro, così la mattina stessa del sacco, Isabella d’Este, che aveva seguito suo figlio Ercole a Roma, gli vide consegnare la berretta cardinalizia nelle stesse ore in cui Ferrante assumeva il comando della cavalleria imperiale. Con questo nuovo ruolo protesse il Palazzo Colonna in cui si trovava sua madre, ma garantì incolumità anche a parecchi nobili e religiosi.

Ferrante confermò le sue doti l’anno dopo contro il Maresciallo Lautrec che guidava i francesi all’assedio di Napoli, spezzando il blocco nemico con continue laceranti incursioni. Il Principe d’Orange, Vicerè di Napoli, lo ricompensò con l’investitura a Duca di Ariano Irpino.

Lautrec pure a Firenze si arrese alle sue armate dopo l’assedio che vi assicurò l’influenza spagnola, in tale occasione il Principe d’Orange morì ed a Ferrante, all’epoca appena ventitrenne, passò il comando generale dell’esercito imperiale. Firenze fu presa, riconsegnata ai Medici che erano stati scacciati, e il Gonzaga si guadagnò i favori di Papa Clemente VII, alleato degli spagnoli in questa impresa, che lo nominò Governatore di Benevento, mentre Carlo V gli concesse il Toson d’Oro.

A Napoli, nel 1529, sposò Isabella di Capua, erede di Ferdinando Duca di Molfetta, divenendo così titolare di Molfetta. Combattè più volte i turchi in Ungheria, poi i protestanti nelle Fiandre. Nel 1531 ottenne pure il Toson d’Oro.

Di ritorno dalla spedizione di Tunisi, fu fatto vicerè di Sicilia. Seguì Carlo V nella spedizione in Provenza, scacciò i francesi dal Piemonte e prese Brignole. Nel 1538 prese parte alla mancata conquista dell’Albania da cui poi mosse sulla Dalmazia espugnando Castelnuovo. Ben figurò pure nella fallita spedizione di Algeri, quando il nemico, che aveva attaccato e fatto strage profittando dell’intuilità delle armi da fuoco degli spagnoli messe fuori uso dalla pioggia, fu da lui respinto entro le mura della città. Sulla spiaggia, Gonzaga ingaggiò uno spietato corpo a corpo pur di permettere il rimbarco ai suoi uomini. Nel 1544 Carlo V fu di nuovo in guerra con la Francia. Ferrante prima andò a Londra a stringere alleanza con Enrico VIII poi conquistò il Lussemburgo e la Champagne arrivando persin oa sconfiggere Francesco I alle porte di Parigi. Dopo la Pace di Crespy, ottenne la carica di Capitano Generale e Luogotenente cesareo nel Ducato di Milano.

Durante il periodo in cui governò Milano, Ferrante rimase coinvolto nella congiura che provocò la morte di Pier Luigi Farnese a Piacenza ad opera di Giovanni Anguissola, ne approfittò per occupare Piacenza. Si ritiene che Ferrante, apprese le volontà di Carlo V di appropriarsi del Ducato di Parma e Piacenza, si rivolse a Luigi Gonzaga, signore di Castiglione, Castel Goffredo e Solferino, e quindi al Conte Giovanni Anguissola, governatore di Como, che riuscirono a convincere altri nobili piacentini ad ordire l’assassinio del Farnese. Quando la tragedia fu compiuta i soldati di Ferrante occuparono la città apparentemente per frenare i disordini.

Comprò il feudo dei Guastalla dai Torella e dall’imperatore ottenne che fosse indipendente dallo Stato di Milano così che vi esercitò le prerogative di un sovrano e dando vita ad una dinastia autonoma di governanti. Guastalla divenne una perla dell’urbanistica rinascimentale. Ferrante Gonzaga la rifondò come città ideale, caratterizzata da una croce centrale di strade concluse scenograficamente dalla facciata di una chiesa. La arricchì pure d’un maestoso Palazzo Ducale, d’una cattedrale, di collezioni d’arte. Proprio a Guastalla un imponente complesso statuario, commissionato da Cesare, figlio di Ferrante, lo raffigura in Piazza Mazzini. Opera di Leone Leoni, artista della Corte di Carlo V, fu realizzato nel 1594 e raffigura Ferrante Gonzaga come un moderno Ercole che calpesta un satiro trafitto dalla lancia, simbolo dell’invidia, e che ha decapitato l’Idra a tre teste, emblema della calunnia. Fu sicuramente una scultura scelta per zittire le accuse che lo volevano coinvolto nella cospirazione contro i Farnese ma anche per mettere a tacere nobiltà e ceto togato milanese, poco inclini ai rigori amministrativi del Gonzaga.

Si ritirò dalla scena politica e si occupò dei suoi stati nello stesso anno in cui anche Carlo V, inaspettatamente, si ritirava. Tuttavia, dopo appena due anni, Filippo II lo volle a tutti i costi ancora sui campi di battaglia. Ferrante combattè alla Battaglia di San Quintino e morì per le ferite riportate cadendo da cavallo.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia; R. Tamalio, Ferrante Gonzaga alla Corte Spagnola di Carlo V; F. Chabod, Il Ducato di Milano e l’Impero di Carlo V

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