I Della Torre

I superstiti della Battaglia di Cortenuova sull’Oglio, sbandati per la campagna, furono radunati e rifocillati da Pagano Della Torre, signore della Valsassina, che li fece rientrare a Milano come un esercito disciplinato.

Milano così, anziché arrendersi tornò a nutrir sentimenti bellicosi, si riarmò e dette battaglia capeggiando la Lega che aveva costruito con Brescia, Mantova, Piacenza, Bologna, Treviso e Vercelli. In città si predisposero nuove opere difensive e nacque la Compagnia dei Coronati di San Giorgio con seicento cavalieri scelti. Federico II non era ora solo nemico di Milano, ma dell’intera cristianità e la guerra della Lega era una vera e propria crociata. Alla sua guisa, accanto al podestà, i milanesi vollero Pagano Della Torre come Capitano del Popolo e guida della Credenza di Sant’Ambrogio. L’anno dopo Pagano morì, non prima però d’aver realizzato finalmente quel catasto contro cui i nobili milanesi si erano ribellati insabbiandone le operazioni.

La città era nelle mani di un altro Della Torre, Martino, nipote di Pagano, eletto anziano della Credenza di Sant’Ambrogio. Martino della Torre e si impegnò con successo nelle operazioni politiche e militari assicurandosi la vittoria nella crociata contro lo Svevo, fornendo supporto a Parma. Ad ostacolargli la strada trovò Ezzelino da Romano, Signore di Verona, con Buoso da Duera, Signore di Cremona, Oberto Pallavicino, Signore di Piacenza, e Manfredi Lancia, Signore dell’Oltre Po’ Pavese.

Addirittura il Comune, nominò podestà proprio il Lancia, mentre i nobili con Paolo di Soresina giunsero più volte a scontri coi popolani. Il punto debole di Martino Della Torre era la sua vicinanza ai popolani in virtù della quale aveva assunto un regolamento delle spese pubbliche basato sul principio di una contribuzione fiscale equa. La guerra civile che nacque si protrasse per più di cinque anni e culminò, nel 1257, in una battaglia a Fagnano dove solo la mediazione di Brescia, Bergamo e Crema evitò il peggio.

Durante la tregua, nobili e popolani tornarono in città scatenandosi insieme contro il Podestà Beno dei Gozzadini reo di aver riorganizzato il sistema tributario in maniera esasperata. Fu poi stipulata la Pace di Sant’Ambrogio basata su una eguale ripartizione delle cariche pubbliche. La pace durò un anno poi i nobili si allearono con Ezzelino da Romano e i popolani con Martino Della Torre e Oberto Pallavicino. Il primo morì prigioniero dopo la sconfitta subita a Cassano d’Adda nel 12590 ed il Della Torre si ritrovò ad essere il vero signore di Milano. Favorì in tal veste l’ascesa di Oberto Pallavicino a Capitano Generale, tenne lontani i flagellanti e osò poi scacciare il Cardinale Ottavio degli Ubaldini, legato papale, che prolungava il suo soggiorno in città con la scusa di voler riposare. In tal modo Martino si fece come primo nemico il papa, Urbano IV, che fece eleggere un nuovo arcivescovo, Ottone Visconti, contro Raimondo Della Torre.

Di fronte a ciò Martino e Oberto fecero occupare i beni vescovili dai loro armati. Il papa rispose con un interdetto su Milano. Martino Della Torre morì nel 1263 e gli successe suo fratello Filippo. Questi, signore di Milano, podestà di Crema, di Bergamo, Lodi e Novara, si sbarazzò di Oberto e pose Milano sotto la protezione di Carlo d’Angiò, riappacificandosi così col pontefice.

Morto Filippo nel 1265, il suo successore, il cugino Napoleone, confermò la lealtà ai guelfi di Carlo d’Angiò e ottenne il titolo di Conte di Venafro. Gli angioini gli garantirono pure una terribile rappresaglia contro i nobili a lui ostili, non volle però accettare Ottone Visconti come arcivescovo e questi allora mosse guerra ai Della Torre.

Ottone si unì ai nobili milanesi esiliati e, con un folto esercito, affrontò a più riprese Napoleone Della Torre. Fu sconfitto nella Battaglia della Guazzera, ma riuscì a battere il nemico nella Battaglia di Desio del 10 gennaio 1277. In quella battaglia trovò la morte Francesco della Torre, fratello di Napoleone, mentre questo fu catturato e rinchiuso nel Castello di Baradello di Como dove mori dopo diciotto mesi di prigionia.

Trovò così termine la signoria dei Della Torre.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Bosisio, Storia di Milano; AA.VV., Storia di Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri; C. de’ Rosmini, Istoria di Milano

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