L’antica Mantova

Le origini di Mantova si perdono in una coltre di lontane verità e leggende.

Virgilio, suo illustre cittadino, la vuole etrusca, fondata da Ocno, “figlio del tosco fiume e di Manto indovina” che poi lasciò il nome alla città. Gli fa eco Dante che richiama l’arrivo della profetessa Manto da Tebe. La donna, figlia di Tiresia, proprio in questo spicchio di terra italica si fermò dando dunque natali ellenici a Mantova: “Fer la città sovra quell’ossa morte; e per colei che ‘l loco prima elesse, Mantua l’appellar sanz’altra sorte”.

L’archeologia però ci consegna numerosi reperti etruschi: quello che oggi è il Parco Archeologico del Forcello, nei pressi di Bagnolo San Vito, ha dato alla luce ceramiche, terracotte, vasi in bronzo e fibule oltre che una parte dell’abitato. Ha ragione dunque Plinio quando scrive: “Mantova unica testimonianza rimasta degli etruschi oltre il Po”. Gli scavi hanno anche fatto emergere prodotti provenienti dal Mediterraneo orientale come profumi, essenze, balsamari, perle… tutto ciò ci parla di una Mantova etrusca capace di inserirsi pienamente nei traffici commerciali con la Grecia.

Mantova, secondo Velleio Patercolo, sorse 432 anni prima di Roma, metre succedeva la distruzione di Troia.

Gli etruschi bonificarono, canalizzarono, disboscarono e coltivarono queste terre. I risultati non furono eccelsi, del resto il lavoro era veramente impegnativo. Mantova fu parte delle dodici città dell’Etruria oltre il Po, ma continuò ad essere un piccolo villaggio di poche anime anche quando vi si apprestarono i galli.

Gli etruschi di Mantova incontrarono i galli della tribù dei cenomani nella loro discesa verso Sud, ma già intorno al 190 a.C. l’intera Gallia Cisalpina era sottomessa a Roma. Mantova lo era dal 214 a.C. perché i cenomani s’erano ritrovati fagocitati da una romanizzazione rapida che culminò con la loro integrazione nell’esercito sin dalla Battaglia di Talamone, contro i galli boi, come precisato da Polibio. Quando Annibale invase la Gallia Cisalpina continuarono ad essere fedeli alleati dei romani e apprestarono un corpo di ausiliari che combatté nella Battaglia della Trebbia.

Mancanze di fonti e reperti suggeriscono che la città fosse piuttosto povera, un piccolo villaggio circondato da nebbia e acquitrini, un centro lombardo, irrilevante economicamente e politicamente, i cui abitanti provavano ancora a conquistare terre per cultura e allevamento di pecore e suini.

Nel 49 a.C. Mantova divenne municipium, e crebbe demograficamente come attestano le lapidi del Museo Archeologico Nazionale di Mantova recanti i nomi delle famiglie romane trasferitesi: Acilia, Annia, Antonia, Betucia, Cassia, Cecilia, Cesia, Cornelia, Eleuzia, Elia, Fabia, Furia, Locceia, Lucrezia, Mecilia, Nevia, Popia, Quinzia, Rutilia, Senzia, Stazia, Tiburzia e Valeria. Nel 40 le sue terre furono destinate ai veterani dell’esercito di Ottavio come punizione per aver patteggiato per Marco Bruto. A questo periodo risale anche l’arrivo a Mantova della pima colonia di ebrei, tuttavia il provvedimento ebbe come conseguenza il popolamento di queste terre e la ripresa di quel processo di bonifica avviato dagli etruschi ed allentatosi coi galli.

Nel 70 a. C. vi nacque Virgilio, ma Mantova era ancora un piccolo insediamento urbano tra Mincio, Chiese e Oglio, surclassato dalla vicina Cremona e superato poi pure da Verona.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia

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