Achille Murat

Achille Murat, principe ereditario di Napoli e nipote di Napoleone, ebbe una vita travagliata e carica di aspettative deluse.

Era inquieto e avventuroso, continuò sempre a struggersi per il trono che non aveva, per il regno perduto dalla sua famiglia.

Nacque a Parigi il 21 gennaio del 1801, primogenito di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, non ancora sovrani di Napoli. Ebbe tre fratelli, Letizia, nata il 26 aprile del 1802, Luciano, il 16 maggio del 1803, e Luisa il 21 marzo del 1805. Achille trascorse i suoi primi anni nello splendore dell’Eliseo e, quando Napoleone volle i suoi genitori sul trono dei Borbone, raggiunse la città immergendosi subito nei suoi colori e nel suo dinamismo.

All’ombra della spavalderia militare del padre, del senso del diritto di sua madre, figure unite nell’ego esagerato,

Dopo la fucilazione di Pizzo Calabro, a Carolina ed ai suoi figli fu concesso di vivere nel Castello di Frohsdorf, a Lanzenkirchen in Bassa Austria, sotto sorveglianza austriaca. Nelle mura di quella aristocratica dimora, Achille diceva: “io non sono francese e non lo sarò mai. Sono un italiano e sarò sempre un italiano. Mia madre credeva, se mio padre fosse morto quando era con l’esercito, che sarebbe diventata regina, ma non appena arrivò la notizia avrei dovuto rinchiuderla nel castello di Sant’Elmo. Sarebbe andata bene lì, e mi sarei proclamato re!” (T. Iung, Lucien Bonaparte et Ses Mémoires, 1775-1840, Vol. 3, p. 394).

Nutrì sempre un enorme risentimento nei confronti dei monarchi d’Europa. In particolare odiava i Borbone, che avevano conquistato il trono e la fortuna della sua famiglia.

La sua presenza fu avvertita da molti come un rischio così abbandonò l’Europa appena potè. Era il 1823, salpò da Amburgo con due scatole di libri e due sacchi d’oro promettendo all’aristocrazia viennese di non rimettere più piede nel continente. Sbarcò a New York il mese dopo, visitò suo zio Giuseppe, già re di Napoli poi di Spagna, nel New Jersey, poi orientò altrove il suo sguardo. Lo zio avrebbe voluto fargli prendere in moglie sua figlia Carlotta e lo sollecitò a stabilirsi lì, ma Achille, saputo dei moti costituzionalisti in Spagna respinse ogni proposta e volle tornare indietro. Raggiunse Gibilterra con la speranza di poter guidare i liberali spagnoli e portoghesi, ma capì subito che non c’erano speranze per i ribelli.

In quelle circostanze pubblicò un opuscolo intitolato “Sulla rivoluzione della Spagna nel suo rapporto con la rivoluzione in generale” in cui attaccò tutti i governi, compreso quello francese, qualificandoli come reazionari, oppressori, ostacolo al progresso civile, mentre sua madre Carolina si infurò per questo ritorno, anche altri Bonaparte disapprovarono la condotta di Achille che, alla fine del 1823, ritornò negli Stati Uniti.

Decise di stabilirsi in Florida dove tentò di coltivare tabacco e allevare bestiame su dei terreni cui dette il nome di Partenope in onore di Napoli. Più tardi acquisì altro terreno da destinare ad una piantaggione di cotone ed anche in questo caso volle celebrare il passato paterno chiamando quella fattoria “Lipona”, anagramma di Napoli.

Eletto consigliere comunale di Tallahassee, ne divenne sindaco nel 1826 e fino al 1838 fu anche direttore delle poste.

Il 12 luglio 1826, Achille Murat sposò Catherine Daingerfield Willis Gray, una vedova di 23 anni che si era da poco trasferita a Tallahassee dalla Virginia con i suoi genitori e fratelli. Catherine era una pronipote di Betty Washington Lewis, sorella di George Washington. La coppia non ebbe figli e visse in un rapporto piuttosto turbolento con Achille impegnato in duelli, lotte politiche e guerre. Il nipote di Napoleone infatti fu colonnello della milizia della Florida durante i primi anni delle Guerre Seminole poi sognò ancora di recuperare l’antico regno: nel 1830 la Rivoluzione di Luglio a Parigi spodestò Carlo X di Borbone inaugurando il regno Luigi Filippo d’Orleans.

Achille e Catherine salparono dagli Stati Uniti sognando di riconquistare titoli e fortune. Negato l’ingresso in Francia, sbarcarono in Inghilterra nel febbraio del 1831. Achille mandò un amico a Parigi per fare da collegamento con i bonapartisti che gli proposero di capeggiare una coalizione repubblicana. Lui accettò ma senza dar seguito alla cosa. Fu poi in Belgio dove il nuovo re liberale, Leopolo I, lo invitò a costituire una legione straniera per la difesa del paese ma quando tutto fu pronto, Leopoldo, sottoposto alle pressioni di Francia, Austria e Prussia timorose delle iniziative del Murat, sciolse il reggimento.

Catherine tornò in Florida mentre Achille rimase a Londra dove ebbe modo di incontrare gli altri Bonaparte e discutere su come meglio seguire gli interessi della famiglia. Le divisioni però non furono mai sanate e Achille Murat tornò in Florida senza ricchezza né gloria, anzi, dal momento che aveva ipotecato la sua piantagione e gli schiavi per finanziare il viaggio europeo, si ritrovò in povertà e i suoi amici lo aiutarono assicurandogli una nomina a giudice di contea a Jefferson Country. Le cose continuarono a non andar bene ed i Murat si trasferirono in Louisiana dove Achille si dette alla professione di avvocato. Con un investimento sbagliato perse tutte le sue proprietà ed allora la coppia si trasferì in una piantagione più piccola che chiamarono Econchatti, ancora in Florida.

Chi lo conobbe scrisse che Murat amava cucinare e preparare piatti come lo stufato di orecchio di mucca, bistecche di alligatore e corvo tostato, dormiva su un materasso di muschio spagnolo e parlava sette lingue.

Alla morte della madre, Achille tornò in Europa per aprire una serie di diatribe sull’eredità ed altre lotte giudiziarie in famiglia.
Morì il 15 aprile del 1847 all’età di 46 anni. Quando Napoleone III divenne imperatore, riconobbe a Catherine Murat tutte le rivendicazioni di Achille.

Oggi i due sono sepolti l’una accanto all’altro nel vecchio cimitero episcopale di Tallahassee.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *