Vita eroica di Alessandro Farnese

Alessandro Farnese era nato a Roma, figlio del futuro duca Ottavio Farnese e di Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V, ancora durante il pontificato del bisnonno Paolo III, che aveva procurato al figlio naturale Pier Luigi e ai suoi discendenti i ducati di Parma e di Piacenza.

Fu educato alla corte di Parma e poi dal 1556 a Bruxelles, presso lo zio Filippo II re di Spagna, di cui conquistò in breve la fiducia e la stima. Con Filippo passò poi in Spagna e completò gli studi presso l’università di Alcalà de Henares, dove ebbe come compagni il figlio di Filippo, lo sfortunato don Carlos, e lo zio (seppur più giovane di lui) don Giovanni d’Austria, con cui forgiò una duratura amicizia. Tornò quindi a Bruxelles accompagnandovi la madre, nominata governatrice dei Paesi Bassi, e qui contrasse matrimonio nel 1565 con la principessa Maria di Portogallo. Tornò quindi a Parma, presso il padre, spendendovi alcuni anni in una monotona vita di corte. La grande occasione di emergere venne nel 1571 con la Lega Santa e l’impresa di Lepanto, dove fu chiamato dall’amico don Giovanni d’Austria, nominato comandante in capo della flotta cristiana.

Alla testa di un piccolo contingente parmense si unì alla flotta alleata ed ebbe modo di dimostrare le proprie qualità diplomatiche e di mediazione quando il 1º ottobre scoppiò un conflitto tra gli ammiragli veneziani e don Giovanni, che Alessandro brillantemente riuscì a comporre. Nella grande battaglia fu imbarcato su una delle tre galere genovesi di Ettore Spinola e pare abbia compiuto prodigi di valore alla testa dei propri soldati parmensi. Don Giovanni in riconoscimento dei suoi servigi gli affidò il compito di conquistare Navarino ma l’impresa abortì a seguito della dissoluzione della Lega.

Alessandro rientrò a Parma e vi rimase sino al 1577 quando Filippo II, cedendo alle insistenze di don Giovanni d’Austria, lo mise a capo dei tercios spagnoli destinati alle Fiandre, dove Guglielmo di Nassau aveva rinnovato il conflitto contro la Spagna. Da allora iniziò la vera epopea del Farnese.

Alessandro lasciò l’Italia per mai più rivederla. Raggiunta Bruxelles con don Giovanni impegnò immediatamente l’esercito protestante, ed ebbe molto merito nella grande vittoria che gli Spagnoli riportarono a Gembloux il 31 gennaio 1578. I due amici riconquistarono alla corona in breve molte delle province meridionali, usando una politica del bastone e della carota che in breve diede ottimi frutti. Imponendo una ferrea disciplina alle truppe, perdonando ampiamente coloro che si sottomettevano, e contemporaneamente punendo coloro che non lo facevano, con la loro moderazione ottennero il rispetto delle popolazioni. Quando don Giovanni morì durante l’assedio di Namur, Alessandro Farnese gli successe come governatore, e continuò nella politica di riconquistare alla corona le piazzeforti ribelli che avevano accettato il calvinismo. Nel 1579, con il trattato di Arras, le province meridionali dei Paesi Bassi riconobbero Alessandro come governatore e si sottomisero alla corona di Spagna in cambio di alcune garanzie; in tal modo si attuò quella separazione definitiva tra le province meridionali e quelle settentrionali che sarebbe stata alla base della formazione dei due stati del Belgio e dell’Olanda. Eppure dopo Arras non venne la pace poiché i calvinisti tentarono l’offensiva in tutti i modi, ricorrendo ad alleanze straniere: vennero truppe francesi guidate dal duca d’Angiò e truppe inglesi inviate da Elisabetta I. Ma Alessandro riuscì sempre a respingere gli avversari e arrivò pure, nel 1585, a ottenere un colossale successo prendendo Anversa, invano difesa dalla sapienza politica e militare di Philippe de Marnix, arrivando a bloccare la città dal mare con un ponte di barche lungo 720 metri. Si sostenne che Alessandro avesse armato la mano di Balthasar Gérard, che nel 1584 assassinò, a Delft, Guglielmo di Nassau, ma la cosa non fu mai completamente provata, anche se tra i due si ebbero contatti. Nel 1586 successe al padre nel Ducato di Parma ma Filippo II non gli permise di abbandonare i Paesi Bassi, cosicché Alessandro dovette lasciare il ducato alla reggenza del figlio Ranuccio.

Nel 1588 comandò le truppe che, protette dall’Invencible Armada, avrebbero dovuto invadere l’Inghilterra ma il progetto naufragò insieme alla grande flotta.

Fu al termine della sua carriera che Alessandro fu chiamato a dar prova delle sue grandi capacità militari. La Francia era dilaniata dalla guerra civile tra Protestanti e Cattolici ora che il protestante Enrico di Navarra era asceso al trono come Enrico IV. Filippo II sostenne la Lega Cattolica in opposizione a Enrico e nel 1590 incaricò Alessandro di soccorrere la cattolicissima Parigi assediata dalle forze di Enrico che intendeva prenderla per fame. Alessandro, unicamente manovrando le proprie truppe, senza scontrarsi in campo aperto con Enrico, riuscì a rompere l’assedio rifornendo la città ormai allo stremo. Nel 1592 riuscì a ripetere l’exploit liberando dall’assedio Rouen ma nello stesso anno fu ferito all’assedio di Caudebec, quando fu circondato da Enrico IV in grande superiorità numerica ma riuscì brillantemente a districarsi e a liberare l’esercito spagnolo. Filippo II non fu tuttavia contento e lo rimosse dalla carica di Governatore Generale. La ferita a Caudelec tuttavia lo condusse in breve alla tomba: Alessandro Farnese morì nel Convento di San Waalst a Arras nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1592.

La morte gli risparmiò di vedere l’ordine con cui veniva rimosso dalla carica. La memoria del grande condottiero è ancora viva nel paese che la sua intelligenza e capacità contribuì a creare. Le sue spoglie sono insieme a quelle della moglie nella cripta della Basilica di Santa Maria della Steccata a Parma.

 

 

Autore articolo: Valerio Lucchinetti

Bibliografia: S. Andretta, Alessandro Farnese, in Dizionario biografico degli italiani, vol.45; E. Nasalli Rocca, Emilio; I Farnese, Milano, 1969

Valerio Lucchinetti, laureato in Discipline Economiche e Sociali all’Università Bocconi di Milano con tesi di storia economica sui mercati granari in Lombardia nel XVIII secolo. Attivo professionalmente nel settore della gestione di portafogli azionari è appassionato di storia, con preferenza per il Medio Evo e l’età moderna sino alla Rivoluzione Francese.

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