Esuli bizantini a Roma nel Quattrocento
Costantinopoli cadde nel 1453 ma già nei decenni precedenti i bizantini che avevano percepito l’imminente crollo dell’Impero sotto i colpi dei musulmani s’affrettarono ad abbandonarla. Una delle loro principali mete fu Roma.
Qui l’emigrazione bizantina ebbe il volto dei religiosi, degli studiosi, dei letterati, degli uomini di cultura. I nomi più noti sono diversi.
Già fallito il Concilio di Firenze nel 1439, Roma aveva accolto Bessarione, metropolita di Nicea, e poi Isidoro, metropolita di Kiev. A Roma, nel 1450, arrivò pure Gregorio Melisseno, Patriarca di Costantinopoli, e dieci anni più tardi lo seguì Tommaso Paleologo, fratello dell’ultimo imperatore bizantino Costantino XI.
Figure del genere, in larga parte sconosciute, ebbero un ruolo cruciale nella riscoperta della letteratura greca e nella diffusione della conoscenza della lingua greca classica. Bisogna tener conto che materie integranti dell’istruzione bizantina erano lettura e componimento in greco classico. Qualsiasi bizantino istruito, in effetti, aveva certe conoscenze. Coloro che a Costantinopoli continuarono la loro istruzione oltre i quattordici anni conoscevano perfettamente le opere degli antichi poeti, storici, drammaturghi e filosofi greci. Così Teodoro Gaza di Salonicco insegnò a Ferrara, Napoli e Roma; Giovanni Argyropulus, un ufficiale della Morea bizantina inviato in Italia nel 1456 in missione diplomatica, restò ad insegnare greco a Firenze; Demetrio Calcocondili di Atene insegnò a Padova, Firenze e Milano.
“Sotto la Mitra Papale” non meno importanti furono le attività di traduzione dal greco al latino che parecchi esuli portarono avanti: a Roma, Giorgio di Trebisonda produsse versioni latine delle opere di Platone, Teodoro Gaza del corpus aristotelico. È pertanto corretto ritenere l’intellettualità bizantina una delle basi dell’Italia rinascimentale. Si tenga presente che la casa del Cardinale Bessarione, vicino alla Chiesa dei Santi Apostoli, divenne un luogo di incontro per studiosi greci e italiani, la celebre Academia Bessarionis cuore pulsante del Rinascimento italiano. È merito anche della diffusione dei testi classici greci se alla fine del XV secolo comparvero numerosi trattati politici, come “Il Principe” di Niccolò Machiavelli, tesi a definire le qualità del giusto sovrano.
Ci furono poi gli scribi come Demetrio Trivoli e Giovanni Rhosos che copiarono pazientemente i manoscritti dei testi greci e, in seguito, figure come i cretesi Demetrio Ducas e Marco Musuro che aiutarono a preparare questi testi per la stampa.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: E. Gibbon, Storia della decadenza e caduta dell’impero romano; J. Harris, Byzantines in Renaissance Italy
Molto interessante.
La base della ns cultura è greca.