La moda maschile nell’Età di Filippo II

Con questo articolo ci soffermiamo sulla moda maschile cinquecentesca così come possiamo conoscerla dai numerosi dipinti che ritraggono Filippo II, “el Rey prudente”, il sovrano cristianissimo della vittoria di Lepanto, della rivolta delle Fiandre, della conquista del Portogallo e delle Filippine, della sconfitta della Armada Invencible, un uomo che, nei suoi cinquantacinque anni di regno, in un frangente in cui il protestantesimo spaccava l’Europafu responsabile del più vasto impero che il mondo avesse fino ad allora conosciuto.

Tratti generali

Traspare a prima vista, nei ritratti che prendiamo in esame, come le caratteristiche generali della moda iberica, in special modo le sue linee rigide, conferissero alla figura un effetto di severità, di dignità e compostezza molto accentuati. L’etichetta della corte spagnola impose il colore nero e tinte scure attribuendo ad essi un valore di distinzione. Il modello maschile, in particolare, tendeva ad evidenziare i caratteri volumetrici dell’abbigliamento militare per enfatizzare rilevanza sociale e spessore politico. Le modifiche sopraggiunte nel costume tra il 1560 e il 1570, poi, diffusero “farsetti” dalla linea bombata, imbottiti nel torace, ed una vita, notevolmente abbassata, con un termine a punta sul davanti. Provvisto di allacciatura fin sotto al mento, il costume aveva il collo montante da cui fuoriuscivano o il colletto della camicia in tessuto finissimo o un tulle increspato a nido d’ape, chiamato “gorgiera”. L’origine della gorgiera sembra sia da collocarsi in Italia, tuttavia sarà Madrid ad utilizzarla maggiormente. Qui tali colletti raggiunsero, intorno al 1680, dimensioni tali che il Re Filippo IV dovette emanare un ordinanza per evitare quelli eccessivamente ampi. L’attaccatura delle maniche era guarnita da alette imbottite chiamante “picadillos”. Questo accorgimento deriva dalla particolare foggia militare che proteggeva i punti di collegamento tra gli arti e il busto. Nel costume vediamo poi delle “brache” che si vogliono originarie di Siviglia, più corte e con una forma più tondeggiante rispetto a quelle circolanti nell’area tedesca; l’imbottitura dei pantaloni all’altezza delle anche creava un modesto contrasto con la vita stretta nell’aderente farsetto; le calze, di tessuto tagliato in sbieco, furono sostituite da quelle lavorate ai ferri con fili sottili di lana, cotone e lino o filati più pregiati come quelli in seta.

 

 Filippo II in armatura

Nel ritratto di Antoon Mor van Dashorst, opera del 1553 conservata all’Escorial, si condensano queste tendenze della moda cinquecentesca: Filippo II indossa una corazza cerimoniale finemente decorata con fiori che giunge fino al bacino e si adegua alle forme dell’elegante farsetto sporgente, si tratta della famosa “Armadura de la labor de las flores”; si notano le brache “alla sivigliana” e gli stivali provvisti di peroni sorretti da cinghie; la mano sinistra poggia sull’elsa di una spada, quella destra impugna lo scettro imperiale; alla vita è posto uno stiletto; il volto austero infonde timore, gli occhi scrutano l’interlocutore, gli chiedono lealtà ed obbedienza. Gli stessi elementi si ritrovano anche nel dipinto di Tiziano (Fig. 2 in alto a destra) conservato al Prado, che fu realizzato tra il novembre 1550 ed il marzo 1551 e dunque precede quello di Antoon Mor van Dashorst. Il ristretto arco di tempo a disposizione del pittore veneziano influì negativamente sul risultato finale che non fu di gradimento del sovrano. Filippo II avrebbe voluto farglielo rifare, tuttavia oggi questo dipinto è considerato uno dei più importanti lavori di Tiziano ed è particolarmente apprezzatoper la straordinaria cura dei dettagli. Infine l’Armadura appare, con sensibili modifiche nella decorazione, anche nell’opera di Peter Paul Rubens, un ritratto a tema equestre dipinto tra il 1628 e il 1629 che raffigura il sovrano a cavallo di un destriero con sella e finimenti di velluto rosso ricamati a rabeschi d’oro. Lo utilizziamo per introdurci all’elemento del copricapo.Questo elemento diremo che è antistorico e fuori dal tempo perché appartiene all’età di Velasquez ma non a quella di Filippo II. E’ intorno al 1630 infatti che i cavalieri adottarono cappelli simili, a cupola bassa e tesa larga, guarniti con nastri ingioiellati e morbide piume di struzzo. Tali copricapi erano confezionati in  seta, velluto, taffetà, sarsene ( una seta particolarmente sottile) o lana ed erano di origine inglese. Particolare curioso è che certi modelli erano confezionati con un tipo di pelo fine, chiamato feltro di castoro ed il loro prezzo variava intorno dai 20 ai 40 scellini, molto di più di un normale cappello.

 

Ritratti giovanili

Con un secondo ritratto (Fig. 4, a sinistra), Tiziano provò nel 1553 a compiacere le attese del sovrano. L’opera è conservata a Napoli, nella Galleria Farnese del Museo di Capodimonte, e ci presenta un Filippo II con degli insoliti colori chiari. Ha indosso il collare dell’Ordine del Toson d’oro, come negli altri dipinti, calzamaglie e calzature bianche. A quanto pare neppure stavolta Tiziano riuscì nel suo intento. Si è infatti scritto che anche questo ritratto lasciò insoddisfatto Filippo II che vide nella postura del dipinto qualcosa che poco si adiceva ad un sovrano guerriero. Delusero il sovrano la mancanza di sobrietà e di austerità nel costume dipinto da Tiziano che appartiene in definitiva alla moda dei principi italiani, estrosi ed individualisti.

Fortuna diversa ebbe un secondo ritratto giovanile che prendiamo in esame: quello di Antoon Mor van Dashorst. Ritorna il volto austero, il piglio del guerriero, il colore scuro. Nel ritratto possiamo notare un farsetto aderente al busto, sprovvisto di imbottitura e fermato in vita da una cintura. E’ ricco di decorazioni, ricami e bottoni in oro. Il berretto piatto, in questo dipinto, è di provenienza tedesca; ne apprezziamo la decorazione fitta con un sottile bordo dorato e piuma laterale.

Filippo II in età avanzata

I mutamenti nell’eleganza di corte possono essere individuati dalla comparazione tra i ritratti giovanili di Filippo II in armatura e quelliche ritraggono invece il sovrano in tarda età. All’aspetto autoritario e temerario che traspariva dall’uso dell’armatura, subentra ora quello più maturo, diremo religioso, che nell’opera – oggi alla Biblioteca de El Escorial – del “pintor de camara” di Filippo II, Juan Pantoja De La Cruz, realizzata tra il 1590 ed il 1598, ed in quella attribuita a Sofonisba Anguissola, datata 1570 e conservata al Prado, ci consegnano l’immagine di un sovrano interamente vestito di nero, colore divenuto segno di signorilità e di adesione ai dettami della morale cristiana. Il nero, diffusosi nelle varie corti europee – persino in quelle protestanti – per motivi legati alla morale religiosa, richiamava un rigore che permeava numerosi aspetti della vita sociale; in più, in questi ultimi anni del Cinquecento, furono di fatto abolite le tonalità calde, come il rosso e il giallo.

Le ripercussioni di questa scelta cromatica si avvertirono maggiormente a partire dal XVII secolo, allorché i valori della morale protestante si identificarono con quelli del nascente capitalismo e della borghesia. La gorgiera bianca infonde dignità al volto ormai anziano. Filippo II qui indossa lunghi e morbidi stivali ed un giubbotto nero. Il giubbotto degli ultimi anni del XVI secolo poteva o meno essere completato dalla falda, a seconda del gusto di chi l’indossava, ma in ogni caso non aveva solitamente maniche. Nel caso, pur raro, in cui le maniche erano presenti, queste erano segnate da un taglio longitudinale e pendevano dalle spalle. Il farsetto che vediamo veniva portato da solo o con una mantellina. Tale indumento veniva abbottonato solo all’altezza del collo oppure lasciato completamente aperto, nonostante avesse una fila di bottoni da cima a fondo. Nei dipinti compaiono poi i mantelli, un indumento tipico della moda iberica nella forma del “ferreuelo”, una cappa semicircolare, corta fino a metà coscia, che poteva essere rivestita in pelliccia e provvista di collo alto e di cappuccio. In tutti i ritratti sono pochi gli accessori presenti (in questi due ci sono borsetto appeso alla cintura, pugnale, fazzoletto e guanti) mentre ritorna come elemento interessante il copricapo. Per la nobiltà e gli uomini di rango i berretti erano veri e propri cappelli; alcuni erano a forma di cono, altri accostabili al cilindro moderno, ciò che ritroviamo nei due ritratti in esame. Velluto, pelo di castoro, feltro e pelle erano i materiali adoperati per confezionarli.

 

 

 

 

Autore: Angela Greco

 

Angela Greco è stilista, tessitrice, studiosa di storia della moda

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