Carlo di Borbone, Duca di Parma e Piacenza e Gran Principe di Toscana

Le vicende che portarono Carlo di Borbone a divenire Duca di Parma e Piacenza e Gran Principe di Toscana furono lunghe ed assai complesse.

Il Trattato di Utrecht aveva ceduto a Carlo d’Asburgo il Ducato di Milano, il Regno di Napoli e la Sardegna, nonché i porti della Toscana, mentre la Sicilia era nelle mani dei Savoia, alleati degli austriaci. Tuttavia l’Alberoni non lasciava Filippo V nella rassegnazione né Carlo d’Asburgo nascondeva le sue pretensioni all’eredità di Carlo V. Di fatti, col Trattato di Westminster tra Austria e Inghilterra del 25 maggio 1716 non si parlava affatto delle convenzioni di Utrecht. Alberoni allora corse a Londra per rinnovare le risoluzioni tra Inghilterra, Francia e Olanda, specialmente per ciò che riguardava la successione alle due corone, infine, con una clausola, si riconosceva la successione alla corona d’Inghilterra nella linea protestante mentre gli inglesi accettavano come legittima la successione francese nel ramo d’Orleans nel caso in cui Luigi XV fosse morto.

Il trattato fu firmato a Londra il 2 agosto del 1718. Filippo V rinunciava alle pretese sull’Italia e sui Paesi Bassi, restituiva la Sardegna ed in cambio Carlo d’Asburgo rinunciava agli stati iberici e lo riconosceva titolare delle Spagne e delle Indie.

La diplomazia agiva ma una nuova guerra si presentava alle porte tra Savoia, Borbone e Asburgo per la Sicilia (Sabauda) e la Sardegna (Asburgica). Filippo V, approfittando della guerra in corso tra austriaci ed ottomani, occupò le due isole. Non ebbe però ragione della reazione austriaca e col Trattato dell’Aia del 1720 ci fu solo uno scambio di isole tra i vincitori: la Sicilia passò agli Asburgo e la Sardegna ai Savoia. Il nuovo trattato però recuperava una piccola dimenticata clausola: confermava l’investitura dei Ducati di Parma e Piacenza, nonché quella del Granducato di Toscana per l’infante Carlo di Borbone, figlio di Filippo.

L’opposizione fu aspra. Il papa rivendicava i diritti di Roma su questi feudi, il Duca di Parma reclamava le somme che gli doveva il Regno di Napoli, il Granduca di Toscana, Gian Gastone de Medici, respingeva tutto. Ma come in un valzer, l’Inghilterra si univa alla Francia con la Russia contro la Casa d’Austria, Svezia e Danimarca la seguirono. E Parma e la Toscana restavano promesse a Carlo… Il Trattato di Siviglia sugellava tutto cedendo in cambio Gibilterra e Minorca all’Inghilterra ed affermava:

“IX. Si effettuerà sin da ora l’introduzione delle guarnigioni nelle piazze di Livorno, Porto-Ferrajo, Parma e Piacenza, al numero di seimila uomini di truppe di S. M. Cattolica ed a suoi stipendi, le quali serviranno per la maggiore sicurezza e conservazione dell’immediata successione de’detti stati in favore del Serenissimo Infante D. Carlo, e per essere in istato di resistere ad ogni intrapresa ed opposizione che potesse esser suscitata in pregiudizio della detta successione.

XI. L’oggetto dell’introduzione de’detti seimila uomini di truppe di S. M. Cattolica essendo l’assicurare al Serenissimo Infante D. Carlo la successione immediata degli Stati di Toscana, Parma e Piacenza, S. M. C. promette, così per sè come pe’ suoi successori, che, tosto che il Serenissimo Infante D. Carlo, suo figlio, o chiunque altro si troverà nei suoi dritti, sarà tranquillo possessore de’ detti stati ed in sicurezza contro ogni invasione ed altro giusto motivo di timore, farà ritirare dalle piazze di quegli stati quelle truppe che saranno sue e non già proprie dell’Infante D. Carlo o di chi ne terrà i dritti, talché con ciò la detta successione e possesso resti assicurata ed esente da ogni avvenimento.

XII. Le potenze contraenti si obbligano di stabilire, a norma degli stipulati dritti di successione, e di mantenere il Serenissimo Infante D. Carlo o colui al quale passeranno i suoi dritti, nel possesso e godimento degli stati di Toscana, di Parma e Piacenza, quando vi sarà una volta stabilito, di difenderlo da ogni insulto contro qualsiasi potenza che pensasse di molestarlo, dichiarandosi mercé questo trattato garanti in perpetuo del dritto, possesso, tranquillità e riposo del Serenissimo Infante e de’ suoi successori a detti stati”.

Dopo due anni di conferenze, polemiche e minacce di guerra, Carlo VI accettò queste conclusioni in cambio del riconoscimento della sua discendenza femminile alla successione indivisibile degli stati degli Asburgo. Antonio Farnese era intanto morto senza lasciare eredi sebbene sua moglie, Errichetta d’Este aspettasse un figlio. La gravidanza della Duchessa di Parma fu messa a tacere con un atto decisamente meschino:

“Temendosi che l’impreveduta morte del fu Serenissimo Principe Antonio Farnese, Duca di Parma e di Piacenza, avvenuta nel tempo in cui erasi sul punto di conchiudere questo trattato, non rechi qualche ritardo o qualche ostacolo alla sua conchiusione, S. M. I. e C. dichiara e si obbliga in virtù del presente atto, che se la speranza in cui si è della gravidanza della Serenissima Duchessa, vedova del Serenissimo Duca, venisse a confermarsi, e ch’ella mettesse al mondo un figlio maschio, tutto ciò ch’è stato regolato in quanto all’introduzione delle guarnigioni spagnuole nelle piazze di Parma e di Piacenza, tanto con l’articolo 3 del trattato oggi conchiuso, quanto coll’atto di dichiarazione qui sopra riportato, avrà effetto al modo stesso che se l’impreveduta morte del Duca non fosse avvenuta. Ma se la speranza concepita della gravidanza della suddetta Duchessa vedova svanisse, o ch’ella desse alla luce una figlia postuma, in tal caso S. M. I. dichiara e si obbliga che, in vece d’introdurre le guarnigioni spagnuole nelle piazze di Parma e di Piacenza, il Serenissimo Infante D. Carlo sarà messo in possessione de’suddetti Ducati, nel modo stesso che si era convenuto con la corte di Spagna, col consenso dell’Impero e secondo il tenore delle lettere di eventuale investitura, il qual tenore sarà considerato come ripetuto e confermato in tutti i suoi articoli, clausole e condizioni; in guisa però che il detto Infante e la corte di Spagna soddisfaranno a tutti i precedenti trattati in cui l’Imperatore è parte contraente del consenso dell’Impero. Inoltre, essendo state poste le truppe imperiali nelle piazze di Parma e di Piacenza dopo la morte del Serenissimo Duca Antonio Farnese, non collo scopo di recare impedimento alcuno alla successione eventuale tal quale è stata assicurata al Serenissimo Infante D. Carlo dal trattato di Londra, comunemente chiamato la Quadruplice Alleanza, ma per antivenire tutte le intraprese che avrebbero potuto turbare la tranquillità dell’Italia, S. M. I. e C., vedendo che col trattato oggi conchiuso il pubblico riposo è ristabilito e rafforzato per quanto è stato possibile, secondo i suoi pacifici desideri, dichiara nuovamente che, mettendo le truppe nelle piazze di Parma e di Piacenza, non ha avuta altra intenzione che di assicurare, per quanto era in suo potere, la successione del Serenissimo Infante D. Carlo, quale e assicurata al detto Infante dal trattato di Londra; e ben lungi dall’opporsi all’anzidetta successione, nel caso in cui la linea maschile della casa Farnese sia estinta, ben lungi ancora dal volere opporsi all’introduzione delle truppe spagnuole, S. M. I. promette di dare espressi ordini per farne uscire le sue truppe, sia affinché l’Infante D. Carlo entri in possesso del suddetti Ducati, sia affinché le guarnigioni spagnuole possano esser pacificamente e senza opposizione veruna introdotte. Del rimanente queste guarnigioni non potranno servire ad altro uso che ad assicurare la successione all’Infante D. Carlo, in caso che la linea maschile della casa Farnese sia interamente estinta”.

Ulteriori trattative raccolsero anche il consenso del Granduca di Toscana che, incapace di far valere i suoi reclami, accordò volontariamente a Carlo di Borbone i suoi possessi. Gian Gastone de Medici, infatti, siglò con la Spagna il 25 luglio del 1731 a Firenze un trattato col quale riconosceva il giovane principe spagnolo come suo erede. Il 13 settembre dello stesso anno la Duchessa di Parma dichiarò svaniti i sintomi della sua gravidanza. Resisteva invece il Papa che rivendicava per sé gli stati di Parma e Piacenza, ma non poté chiaramente nulla quando il 26 ottobre la flotta spagnola comparve nel porto di Livorno. L’indomani le truppe raggiunsero Firenze.

Fu così che Carlo di Borbone divenne Duca di Parma e Piacenza e Gran Principe di Toscana.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: C. Gay, Negoziazioni relative allo stabilimento della casa di Borbone sul trono delle Due Sicilie

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