La Guerra del Monferrato

Alla morte di Francesco II Gonzaga, Duca di Mantova e di Monferrato, suo suocero Carlo Emanuele, Duca di Savoia, reclamò diritti sul Monferrato che, a differenza di Modena, si trasmetteva anche per via femminile. Tutto ciò fu negato dal successore mantovano, Ferdinando I Gonzaga, e così scoppiò la Guerra del Monferrato, vicenda bellica intensa e segnata da numerosi episodi militari.

Tutto ebbe inizio con l’occupazione sabauda di Monferrato, nel 1613, d’innanzi alla quale Juan Hurtado de Mendoza, Marchese di Hinojosa e governatore di Milano, iniziò ad ammassare truppe per invadere il Piemonte. Carlo Emanuele I a quel punto propose di restituire tutti i territori conquistati, ma la Spagna esigette anche il disarmo del Ducato di Savoia: troppo per il Duca che rifiutò la proposta.

Nel settembre del 1614 gli spagnoli marciarono in Piemonte coi tercios napoletani dei maestri di campo Carlo di Sangro, Carlo Spinelli, Tommaso Caracciolo e Gerardo Gambarcora ed ebbero ripetutamente ragione delle truppe di Carlo Emanuele, in particolare nella Battaglia delle Colline di Asti.

Agli inizi del 1615 i piemontesi lanciarono un’offensiva sui territori di Genova, alleata della Spagna, e cinsero d’assedio il Castello di Bestagno, difeso da 2.000 fanti del Tercio de Nápoles sotto il comando di Rodrigo de Orozco. Gli archibugieri e i moschettieri spagnoli causarono grandi perdite ai sabaudi. La guarnigione resistette un mese, sino all’arrivo dei rinforzi, i mille uomini del Tercio de Saboya di Juan Fernández de Córdoba. I generali sabaudi decisero d’affrontarli in campo aperto con l’intenzione di sfondare le loro fila e passare poi all’assalto della fortezza. Una tattica inutile perchè i tercios si chiusero rapidamente, respingendo la cavalleria, sparando e marciando, costringendo, infine, i sabaudi a ritirarsi in disordine, dopo aver perso almeno 500 uomini.

Genova sembrava salva ma, nel maggio del 1615, le truppe spagnole furono sconfitte ad Asti e Madrid convenne nel firmare un trattato di pari disarmo. L’anno dopo Carlo Emanuele, forte di cospicui contingenti francesi e grandi finanziamenti veneziani, riprese la guerra e occupò Alba. Il Duca d’Osuna, Vicerè di Napoli, inviò allora la sua flotta nell’Adriatico e le sue fanterie in Lombardia per frenare ogni possibile mossa di Venezia.

Il 1617 fu l’anno decisivo. Si aprì nel marzo con la Battaglia di Crevacuore: un esercito formato da 1750 uomini del Tercio de Nápoles comandato da Sancho de Luna inflisse una pesante sconfitta all’armata franco-sabauda. All’inizio del mese gli spagnoli avevano raggiunto le mura di Crevacuore, in Piemonte, e si erano accampati nelle campagne di quella città. All’alba del 5, cinquemila franco-sabaudi li sorpresero con una incursione fulminea che li gettò nel panico. Così, gli spagnoli, comandati dai capitani Bartolomé de Castro e Juan de Orellana, si ritirarono nel territorio di Milano. Tuttavia mentre le truppe francesi e sabaude erano impegnate a saccheggiare il campo conquistato, Don Sancho de Luna organizzò il contrattacco, riportò gli uomini sul campo di battaglia ed aggredì il nemico. Le truppe di Carlo Emanuele di Savoia finirono massacrate.

L’episodio chiave della Guerra del Monferrato fu però l’Assedio di Vercelli. Durò due mesi in cui le parti spararono circa 70.000 colpi di cannone e lasciarono sul campo 1.600 cadaveri. Pedro Álvarez de Toledo y Colonna, Marchese di Villafranca e governatore di Milano, portò le sue truppe all’assedio di quella che era la fortezza più importante dei Savoia. Lo spagnolo sapeva bene che il Duca Carlo Emanuele pur di non perdere Vercelli avrebbe rischiato sforzi disperati trascurando altri campi di battaglia. Così avvenne. Nel maggio del 1617 l’armata spagnola si portò sotto le mura di Vercelli. Vi erano il Tercio de Saboya sotto il comando di Juan de Laguna, il Tercio de Milan comandato da Juan de Cordoba, il Tercio de Aragon comandato da Luis de Avila e forze vallone, napoletane, lombarde, trentine e lorene. Costoro, in due mesi, furono coinvolti in numersi assalti, battaglie e scaramucce. Vercelli si ritrovò senza più cibo, nè polvere da sparo e Carlo Emanuele tentò più volte di rifornirla: alla fine di maggio, una colonna di 2000 francesi dotto il comando del Duca di Nemours aveva cercato di entrare segretamente nella fortezza per dare manforte alla guarnigione ma era finita scoperta dagli spagnoli e si era vista travolta da 700 cavalieri, subendo larghe perdite; un nuovo tentativo fu provato il 19 luglio col Duca di Savoia che tentò d’entrare con 5.000 uomini, ma ancora una volta le compagnie spagnole di Sancho de Salinas, Lucas de Mora, Pedro de Mendoza e Francisco de Hoces li sbaragliarono. A Vercelli non restò che arrendersi. Era il 25 luglio 1617.

Nel mese di settembre, a Madrid, fu siglata la pace: i Savoia dovettero accettare che il Monferrato andasse a Ferdinando I Gonzaga e restituire le piazze occupate.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: E. Ruiz de Burgos, Pax Hispánica

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