Federico Colonna nell’assedio di Tarragona

Il volume “Condottieri e battaglie della Napoli Spagnola” è il secondo interessante contributo alla storia del Meridione provenente dal costante lavoro del sito Historia Regni. L’opera ripercorre le vicende militari del Regno di Napoli in epoca vicereale, tra il XVII e il XVIII secolo, ed è stata presentata ad Aversa in una sede d’eccellenza, il Civico Museo di Storia Militare, apprezzato custode delle tradizioni militari italiane, in una serata presieduta dal responsabile museale Salvatore De Chiara, alla quale hanno partecipato due degli autori dei saggi contenuti nell’opera, Vittorio Ricci e Angelo D’Ambra.

Dopo “Carlo di Borbone”, edito nel 2016, questo secondo quaderno, pubblicato per la D’Amico Editore, raccoglie cinque saggi di storia militare incentrati su illustri personaggi napoletani al servizio della Monarchia Spagnola nei secoli XVII e XVIII, in un periodo che va dal regno di Filippo IV a quello di Filippo V. Il testo, la cui prefazione è stata scritta dal Console di Spagna a Napoli, si avvale del contributo di ricercatori italiani e spagnoli e prova a far luce sulle vicende, ancora poco note, dell’impegno dei meridionali nelle armate spagnole nel periodo di massima espansione della monarchia iberica. La serata, anche grazie alla partecipazione di un pubblico interessato, è stata un momento di confronto e di scoperta, utile ad approfondire le tematiche trattate ed a calarle nella realtà locale, facendo riemergere dalle nebbie del passato pagine importanti di storia.

L’intervento spagnolo in Boemia e nell’Elettorato del Palatinato a fianco del Sacro Romano Impero nella Guerra dei Trent’Anni comportò lo sgretolarsi d’ogni precedente tregua ed il venire meno degli equilibri politici. Di notevole importanza si rivelò allora il reclutamento di milizie napoletane accresciuto nel contesto di riordino programmato da Gaspar de Guzmán y Pimentel, il Conte-Duca de Olivares, primo ministro del giovane Filippo IV appena assurto al trono di Spagna dopo la morte di suo padre Filippo III. Si immagini che solo dal 1631 al 1636 furono reclutti nel Regno di Napoli oltre venticinquemila fanti e seimia cavalieri. Come illustrato da Angelo D’Ambra, la loro mobilitazione travalicò il contesto europeo nell’episodio bellico di San Salvador de Bahia e rifulse sui campi di Nordlingen e Rocroi ma si segnalò anche in Catalogna dove il malcontento popolare, sobillato dai francesi, esplose nella Guerra de los Segadores.

“Nello specifico – ha dichiarato Vittorio Ricci il mio contributo rguarda una delle figure più rilevanti all’epoca tra i consiglieri di Filippo IV; stiamo parlando di Federico Colonna, Gran Contestabile del Regno di Napoli, chiamato in Spagna come Viceré di Valencia e luogotenente del sovrano per risolvere la grave crisi sorta a seguito della sollevazione della Catalogna con la Francia che si era prontamente inserita nel conflitto.

I Colonna sin dall’epoca dei re aragonesi avevano, con fedeltà, sempre combattuto ed operato a fianco della casa regnante spagnola. Ricordiamo in particolare le figure di Prospero e Marcantonio II, l’eroe di Lepanto, ma anche alcuni fratelli di Federico: Carlo, maestro di campo nelle Fiandre, che fu personaggio dissoluto, contraddittorio ed ambizioso, divenne infine prelato dell’Ordine di San Benedetto col nome di Egidio; Prospero, cavaliere di Malta al servizio delle armi spagnole; il cardinale Girolamo, mecenate, collezionista d’arte e membro del consiglio privato di Filippo IV, membro del consiglio di stato e di guerra, venne pure designato ad accompagnare in Germania l’Infanta Margherita Maria Teresa d’Asburgo, destinata sposa dell’imperatore Leopoldo I, suo zio.
Federico Colonna per matrimonio aveva ottenuto due importanti risultati: innanzitutto era divenuto il primo rappresentante del braccio militare del Parlamento siciliano grazie all’acquisizione dei principati di Butera e Pietraperzia ed inoltre si era imparentato con la stessa famiglia reale. La moglie infatti, Margherita d’Austria e Branciforti, era figlia di Francesco Branciforti, paggio di Filippo III e principe di Butera e Pietraperzia, e di Giovanna d’Austria nipote dell’imperatore Carlo V.

Una volta in Spagna il primogenito di Casa Colonna si trovò a fronteggiare una situazione delicatissima con l’esercito spagnolo che era stato sconfitto dalle armi congiunte dei rivoltosi catalani e dei francesi di re Luigi XIII, proclamato conte di Barcellona; per recuperare il terreno perso, il Conte-Duca de Olivares aveva chiamato il Colonna a sostituire il viceré della Catalogna, don Pedro Fajardo de Zúñiga y Requesens, alla guida dell’esercito di Filippo IV. In particolare Federico Colonna venne chiamato a difendere la piazzaforte di Tarragona, assediata per mare e per terra dagli eserciti antispagnoli. Una eventuale caduta della città avrebbe pregiudicato la stessa integrità della Corona. L’assedio fu lungo, durando per gran parte del 1641, con la guarnigione e la città ridotte alla fame, ma Federico Colonna seppe sempre fare fronte alle enormi difficoltà coadiuvato dai migliori maestri di campo della Monarchia come il marchese di Torrecuso, Carlo Caracciolo.
Davanti al porto di Tarragona, nel mare aperto, la flotta francese al comando dell’Arcivescovo di Bordeaux si era portata ad impedire qualsiasi operazione di soccorso e sulla terraferma il maresciallo di Francia, de la Motte, aveva chiuso a qualsiasi aiuto dall’interno. Solo l’arrivo dei galeoni dell’Armata del Mar Oceano insieme alle galere di Napoli e Sicilia riuscirono, dopo due faticosi tentativi a distanza di mesi, a rompere l’assedio ed a liberare Tarragona.

Tuttavia, destino beffardo, quando Federico si preparava ad assaporare il meritato trionfo fu colpito da un masso della muraglia ed andò a morire dopo qualche giorno di forti sofferenze. Il suo corpo fu traslato dal fratello Girolamo in Italia, nel pantheon di famiglia di Paliano, vicino Roma.

Presentazione del volume “Condottieri e Battaglie della Napoli Spagnola” al Civico Museo di Storia Militare di Aversa. Foto di Angela Greco

Angelo D’Ambra si è infine soffermato sulla figura di Restaino Cantelmo Stuard, Duca di Popoli, figura emblematica dello spagnolismo aristocratico napoletano nell’età di Filippo V, al centro dell’ultimo saggio contenuto nel testo.

“Si scopre – ha affermato Salvatore De Chiara del Museo Civico Militare di Aversa che furono assai numerosi i sudditi provenienti dai domini sulla penisola italiana inquadrati nei tercios. Dal testo emerge anche la particolare politica della corona spagnola, volta alla fidelizzazione ed alla aggregazione dell’aristocrazia italiana al progetto imperiale, avviando un processo di interscambio tra le classi dirigenti tra le sponde del Mediterraneo che portò numerosi esponenti del ceto nobiliare italiano ad ascendere a posizioni di grande rilievo, sia nei ranghi militari che nelle funzioni di governo civile”.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

historiaregni

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